Resettare tutto

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Dopo l’ufficializzazione di Cristiano Lucarelli, alla sua terza esperienza in terra etnea, vige un imperativo solenne: resettare tutto. Sì, ma da cosa ripartire? Come dovrà lavorare il mister?

Alla guida tecnica del gruppo etneo adesso c’è Cristiano Lucarelli. L’allenatore toscano accetta di prendere tra le mani una patata bollente avvolta in una matassa ingarbugliatissima: così …tanto per rendere l’idea. Si tratta di una grossa sfida professionale – che lui non disdegna assolutamente, anzi – su ampi fronti. Una scelta, come lui stesso ha rivelato al momento della presentazione, condita anche da forti motivazioni sentimentali, celate ma mai negate in questi anni di separazione col sodalizio etneo.

Il suo animo ribelle, sportivo più che mai, indomabile almeno quanto la voglia di riscatto che lo assale da quel triplice fischio di Catania – Siena di 5 anni fa, aveva bisogno di riprendersi ciò che sentiva già suo. Una promozione in serie B, un sogno d’amore interrotto ogni notte dal suono della traversa di Lodi.

Inquietudine che diventa tormento, tormento che diventa fame, fame che diventa ansia e spasmo di ritornare non appena possibile. “Carpe Diem”, dopo aver appreso dell’esonero di Luca Tabbiani. Due ore di colloquio con Grella per raccontarsi, spiegarsi, trovare l’intesa, stabilire i ruoli e necessità. Adesso è il tempo di programmare con la certezza di avere al timone un uomo felice di sposare, ancora, la causa Catania.

Un programma che è un programma, un ruolo che ne ingloba due, una scalata che sa di “acchianata”. Servirà un modello, servirà una condotta, servirà remare tutti nella stessa direzione. Pena un secondo, straziante, umiliante, fallimento totale.

Cosa dovrà curare dottor Lucarelli? Dove mettere le mani? Da dove cominciare e cosa tenersi dell’esperienza Tabbiani?

Numero 1: Cosa vuol dire giocare a Catania

Prima crepa da riempire riguarda la consapevolezza di sapere dove si gioca. Catania è una piazza esigente, fra le più calde di tutta Italia, con un amore viscerale secondo a nessuno. Di solito, chi sa amare sa odiare allo stesso modo, ma non a caso. Noi catanesi sappiamo cosa significa essere riconoscenti (ditelo a Baldini e al suo gruppo pre-fallimento), specie se si usa il cuore per superare i propri limiti.

Questa gente ha sempre risposto presente nei momenti di difficoltà, così come ha dato sfoggio di spettacoli inenarrabili nei momenti di estrema euforia. Un privilegio che non è per tutti, senz’altro. Un onore che solo pochi sanno meritare.

La pressione è alta tanto quanto il carro che la gente nata ai piedi del Vulcano attivo più alto d’Europa saprebbe portare sulle spalle. Pressione fa rima con passione, da queste latitudini. Due facce della stessa moneta in circolazione nella terra del Bellini: generosità ad oltranza, con la pretesa di ricevere il giusto compenso al prezzo pagato.

È questa la legge rossazzurra. Questo è il contratto che firmiamo ogni volta che andiamo allo stadio, ogni volta che ci spelliamo le mani per applaudire, che torniamo a casa senza voce, col morale alle stelle o sotto i tacchi: amore incondizionato, dolore incessante.

A Lucarelli una grande sfida, quella di essere un po’ giudice e un po’ avvocato. Fare rispettare la nostra legge è una necessità; esigere i nostri diritti in nome della nostra legge è, anch’esso, un onore. Convinti che i grandi uomini si riconoscono proprio dal rispetto che portano e pretendono allo stesso tempo.

Numero 2: L’economia del lavoro

Sebbene non sia la principale causa delle molteplici e imbarazzanti figuracce recenti della compagine rossazzurra, non può essere accantonato il fatto che si è visto poco lavoro.

In generale, aldilà della mancanza di preparazione atletica, una rosa di professionisti dovrebbe lavorare di più, sia dal punto di vista tattico che tecnico. Poche le soluzioni sui calci piazzati, pochi movimenti senza palla e quasi nulli gli inserimenti dei centrocampisti in area di rigore. Per non parlare della fase di non possesso: marcature ballerine, seconde palle e palle in uscita sempre a favore degli avversari, a prescindere dalla caratura dell’avversario.

A questa squadra mancano le idee, specie nei momenti di grande difficoltà. Oltre alla personalità, serve avere gli strumenti da utilizzare al momento opportuno, consci di cosa si sta rischiando e delle opportunità da carpire al giusto tempo.

Numero 3: Modulo cercasi disperatamente

Per quanto possa rappresentare, a volte, un limite, avere un modulo di riferimento è essenziale. Non abbiamo visto interpretare un modulo nella maniera più efficace, sia esso il 4-3-3 che il 4-2-4. Sono poche le partite in cui possiamo estrapolare dei frammenti positivi, da appuntare nel taccuino per riproporre come soluzioni definitive. In nessun caso il Catania di Tabbiani ha dato la sensazione di aver fatto proprio un determinato modulo.

Urge un cambio? Il mister sembra volerlo proporre a breve. Ma una cosa è certa: bisogna trovare un’identità anche attraverso la ricerca del modulo più congeniale agli uomini a disposizione.

Numero 4: recuperare Di Carmine

Non fosse altro che, per quanti pochi sono stati i palloni giocabili servitigli, l’ex Perugia resta sempre il miglior cannoniere etneo. Questo la dice lunga su quanto possa aumentare il contributo di Samuel Di Carmine, se messo adeguatamente nelle condizioni di battere a rete.

La sfortuna “c’ha visto lungo” in questo primo scorcio di campionato (la incontriamo alla fiera che vende i pali del Catania a mazzi da tre), ma una squadra organizzata riesce comunque a mettere i propri attaccanti nelle migliori condizioni per segnare e questa organizzazione non si è vista quasi mai.

Da migliorare, sicuramente, anche il contributo di Sarao e Dubickas, due alternative a Di Carmine che possono e devono fare di più. Un po’ più di reattività per il primo e un po’ più di ordine tattico per il secondo fornirebbero quel computo di gol necessario nei momenti di assenza del titolare.

Numero 5: Ripartire da chi ha fame di riscatto

Non può esistere mantra migliore in questo momento. Non può essere altrimenti, specie nel breve periodo. Una filastrocca che mister Lucarelli dovrà ripetersi a dosi ben precise, prima e dopo i pasti, persino prima di andare a dormire: ripartire da chi ha fame di riscatto.

D’altronde, si capisce subito in allenamento chi ha la bava alla bocca e il sangue agli occhi. Non serve attendere la domenica, se si notano inadempienze caratteriali. Basta essere chiari sin da subito e stringere un patto onesto: saltare sul carro o scendere dal carro.

Si dice che per trovare la luce bisogna superare le tenebre. Ma le tenebre si devono prima accettare, combattere e vincere… altrimenti non si è degni nemmeno di scorgere un flebile raggio di sole mozzare l’ombra del nostro viso.

Confidiamo nell’avvocato-giudice-dottor Lucarelli e nel suo lavoro. Certi che ogni carro di fuoco, per fare sorgere il sole ogni mattina, ha bisogno del proprio Apollo.

Pietro Santonocito

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Pietro Santonocito nasce a Catania il 21 Agosto 1989 e dall'età di soli 5 anni nutre un profondo amore viscerale per il Calcio Catania. E' stato anche un giocatore dilettantistico, fino all'età di 18 anni, dove ha intrapreso gli studi di Ingegneria Elettronica. Da quel momento, sin'ora, ha vinto un premio letterario "L'attualità del pensiero di Luigi Pirandello", premiato da Leo Gullotta ed è diventato un webmaster, sviluppatore Android, videomaker e speaker radiofonico, partecipando attivamente a Radio Zammù e gestendo in prima persona Katane TV, di cui ne è il responsabile tecnico.

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