E’ tornato nel salotto di Corner, a distanza di 6 anni il patron del Calcio Catania Nino Pulvirenti. A detta sua, la voglia e la richiesta di ricompattare l’ambiente dopo tutte le note vicende sono sempre state presenti da parte della sua stessa figura, anche se all’apparenza sarà molto. in salita per via di diversi pareri contrastanti. Ma la gente vuole la creatura del Catania dove la si era lasciata, pulita e libera da oneri e onori, ed è proprio questa la promessa del patron rossoazzurro.
Tra i tanti temi trattati, integralmente riproponiamo le sue parole:
“I bei ricordi del passato ce li portiamo nel cuore, però bisogna andare avanti come stiamo facendo. Abbiamo fatto 8 anni di Serie A prima di retrocedere, poi per note vicende siamo andati in C. E’ iniziato un calvario sportivo-economico. Abbiamo rischiato un fallimento, evitato per impegno mio e di Pietro Lo Monaco. La crisi è stata affrontata con un piano di risanamento in 5 anni, questo è il secondo. Entro il mese prossimo con una operazione sostanziosa riusciamo ad uscire dal piano di risanamento in largo anticipo. Abbiamo fatto due campionati di vertice, lo scorso e quello attuale. Abbiamo riorganizzato il settore giovanile con una ristrutturazione profonda. Lo scorso anno per colpa di una traversa nei supplementari non siamo riusciti ad arrivare al traguardo. Vogliamo riassaporare la Serie A perduta. Speriamo di risalire la china anche con la vittoria dei campionati”.
“Pietro Lo Monaco andò via per una serie di disguidi tra di noi, per scelta sua. Sia scelte societarie, che personali. Dopo la gestione Pitino-Bonanno-Ferrigno che analizzando in prospettiva non avrebbe fatto rientrare la grave situazione in cui il Catania verteva, ho avuto la possibilità di chiacchierare con lui pochi minuti. Ha deciso di metterci la faccia. Sentiva il Catania come una sua creatura, ha messo tutta la sua capacità in un momento in cui nessuno avrebbe voluto scommetterci. Ci ha messo anche soldi, come l’ha fatto anche il presidente Davide Franco”.
“Pablo Cosentino è un mio errore. Ai tempi era un agente, cercai di affiancarlo a Sergio Gasparin. Lui non accettò di fare l’amministratore delegato e andò via, lasciando il solo Cosentino a fare mercato e a gestire situazioni societarie. Fu un mio errore macroscopico. Era un periodo in cui io non ne azzeccavo una, e sappiamo come quella situazione non giovò più nemmeno alla sua di carriera”.
“Ho fatto un grave errore morale sui Treni del Gol. Pratico non lo so, visto che il Catania non ne ebbe alcun vantaggio e tante cose vanno accertate. Io ci penso da tanto tempo, questa cosa non può andare dalla mia testa. L’ho fatto per amore, in quel momento avrei fatto qualsiasi cosa per salvare il Catania. Ne piango le conseguenze tuttora. Dal giorno della retrocessione in Serie B ad oggi il Catania ha avuto un salasso economico. Il patrimonio di 29 milioni si è azzerato, e ci sono voluti altri 13 milioni da uscire. A quel punto ho dovuto mettere tutto il mio patrimonio dentro per salvare il Catania”.
“In una fase iniziale, dopo i Treni del Gol, ci fu un’apertura alla cessione del club, più per un fatto morale: ritenevo giusto passare la mano. Poi si rivelò un percorso impossibile perché non c’era nessuno realmente interessato a comprare il Catania. Vergara? Venne a farsi una passeggiata, ospitato con tutti gli onori da noi, ma non si parlò di cifre. Oggi non è facile vendere una società di calcio, ed in più ricordiamoci che il Catania ha Torre del Grifo, una struttura che ha patrimonializzato il nostro club. In Serie C, invece, questa struttura crea un problema se si parla di vendita: chi compra il Catania deve comprare anche Torre del Grifo, valore che si attesta intorno ai 70 milioni di euro. E il Catania, al momento, è una squadra di Serie C. Mi dicono di vendere il club, ma senza nessuna proposta è assolutamente impossibile“.
“La frattura che c’è al momento tra tifoseria e società Catania è colpa mia. La doppia retrocessione ha fatto perdere la coesione. Dopo la sconfitta in semifinale playoff, ulteriore delusione. E ancora la non promozione quest’estate, quando pensavamo di essere ripescati. Tutte queste situazioni hanno portato tanta delusione. Chiedo ai tifosi di mettere da parte tutto e tornare a essere uniti. Le polemiche sulla Giornata Rossazzurra me le ricordo da sempre. Ci sono delle scelte societarie, di questo dovete essere contenti. Il Catania ha bisogno dei tifosi, dobbiamo essere un’unica cosa. Le conquiste più grandi le abbiamo fatte insieme. Mettiamo una pietra sopra, senza cercare ai colpevoli. Abbassiamo i toni, nel rispetto reciproco: se una tifoseria vuole conquistare è libera di farlo, così se una società decide di fare la Giornata Rossazzurra deve poterlo fare. In 5 anni non ho mai incontrato i gruppi organizzati. Se una delegazione vuole incontrarmi, privatamente, possiamo farlo e sono disposto ad ogni chiarimento”.
“I ragazzi hanno ripreso entusiasmo, l’ho notato subito dopo il cambio di allenatore. Non voglio dare colpe a nessuno, Andrea Sottil ha fatto il suo meglio: Nel calcio non è mai troppo tardi. Sottil è stato cambiato quando lui si è convinto che era la cosa giusta da fare. Arriva Novellino che ha tantissima esperienza, ha riportato calma e serenità, e ha un certo modo di sdrammatizzare. E poi, c’è una cosa che mi è molto piaciuta: non fa guardare troppo ai giocatori i video delle altre squadre. Vedere la squadra stare un’ora a guardare i video degli avversari è una cosa che mi ha sempre fatto impazzire: lo fanno gran parte degli allenatori. Mi dicono che Novellino tenga impegnata la squadra sugli avversari solo per dieci minuti: ritengo sia più importante cosa fai tu e chi sei tu, e noi siamo il Catania. Sono gli altri che devono guardare noi, noi siamo la Juventus della Serie C”.
“La Juve Stabia è favorita, anche se il Trapani è vicino. Ci sono ancora tante partite, ventiquattro punti a disposizione, nel calcio si è visto di tutto e lo afferma l’ottima nostra prestazione di ieri contro il Catanzaro. Se domenica facciamo bene possiamo dire la nostra per il primo posto. Sarno? Sta bene, domenica sarà a disposizione. Per il futuro voglio tornare dov’ero, ci eravamo abituati bene. Sono sicuro che ci arriveremo”.