Catanzaro – Catania 1-1. Siamo alle solite, in un campionato abbandonato dai vertici del calcio.
È superfluo puntare il dito contro la compagine ricevente il favore, ma è doveroso difendere la propria maglia dai soprusi ricevuti.
A noi non è chiaro cosa sia capitato al signor Alessandro Di Graci di Como: un’aneurisma cerebrale, un’ischemia o un semplice abbaglio “Ghirelli-Gravina-dipendente”. Magari, alla vista dei presidenti, rispettivamente, di Lega Pro e FIGC qualcosa nelle sue sinapsi abbia causato un “bug” di sistema o un riversamento di sangue inaspettato.
Arresto e riavvio: magari. Così facciamo tutti i possessori di un calcolatore elettronico. Peccato che lui (il calcolatore) è stupido e non sa imparare dai suoi errori facendo “mea culpa” e aggiustando il tiro.
Ma noi siamo esseri umani e possediamo una memoria non RAM, almeno fino a quando l’età ce lo permette. Così si spera, in fin dei conti.
Tuttavia, il signor Di Graci di Como sfugge ad ogni sillogismo aristotelico. Tanto è che, dopo aver allargato l’area di rigore difesa dal Catania al 20′ di quasi un metro, decide di “sorvolare” sulla ginocchiata al costato di Carlini si Greco al minuto 63.
Parliamo di due episodi, a distanza di 40 minuti di gioco, uno al primo e uno al secondo tempo, non opinabili e chiari come il Sole.
Qualsiasi sportivo o, semplicemente, un passante disinteressato, soffermatosi chissà per quale motivo preciso alla visione del match del Ceravolo in quei due precisi momenti di gioco, non avrebbe potuto negare l’evidenza.
E qui a pensar male ci vuole poco, in virtù di un distacco temporale ben cospicuo tra i due episodi che hanno inciso sicuramente sul match.
Ogni pensiero complottista sarebbe lecito se non avessimo assistito alla completa baraonda creata dal fischietto Lombardo nel secondo tempo. Una sfilza di cartellini gialli sbandierati sul naso dei giocatori giallorossi, talvolta giusti, talvolta anche sin troppo generosi.
Si voleva fare perdonare? E chi lo sa? Non è comunque un atteggiamento professionale. Non fosse altro perché non può essere l’arbitro a decidere un match, né a condizionarlo.
Tanto basta per accantonare i tentacolari pensieri complottisti per lasciare spazio alle solite dichiarazioni di inadeguatezza, pochezza e attitudine alla categoria nei confronti del nostro ischemico direttore di gara.
Si parla di VAR, gol-line technology o, comunque, di macchina che dovrebbero sostituire o migliorare il giudizio di questi professionisti. Oltre a suscitare una risata alquanto fragorosa, non stiamo parlando di un errore di pochi millimetri o di un cattivo posizionamento di arbitro e colleghi della terna.
Parliamo di errori colossali che ledono la società, la tifoseria e la storia che rappresentano. Falsificano ancora di più un campionato già in bilico per via della crisi pandemica.
Ci facciano il piacere di stare meno con le braccia conserte i nostri illustri e altissimi presidenti sulle spalle. Prima della riforma dei campionati serve ridare forma ad un calcio che sta perdendo sempre più fascino e investitori.
Inoltre, i tifosi del Catania sono abbastanza d’accordo sul fatto che regalare un paio di lenti spesse 90 cm ad ognuno delle componenti arbitrali che dirigono le gare dei rossazzurri sia cosa buona e giusta.
Chissà…magari si va a compensazione di misura.
Soddisfatti di un pareggio
Quanto alla squadra, siamo tutti d’accordo sul fatto che si è fatto qualche passo in avanti in maniera positiva.
Abbiamo assistito ad un netto miglioramento a centrocampo, in virtù del buon equilibrio fra quantità e qualità offerto da Greco fino a quando non è dovuto uscire in barella. Ne ha giovato anche Provenzano e Maldonado.
Bene Sala in complesso di ordinaria amministrazione e bene Russini, sia per il gol che per l’ottimo supporto in fase di ripiegamento. Piace Moro per carattere e personalità.
Sì ok, quindi? Va bene così? Per una fetta importante di Catania pare di essere ritornati da Catanzaro con una vittoria, dal tono delle loro disamine e dall’estremo positivismo infondato.
I numeri dicono altro:
Catanzaro – Catania 1-1
TIRI IN PORTA: 5 – 1
TIRI DENTRO L’AREA: 3 – 1
TIRI DA FUORI AREA: 4 – 5
TIRI FUORI: 2 – 5
TIRI DA CALCIO DI PUNIZIONE: 0 – 5
TIRI RESPINTI DAL PORTIERE: 0 – 2
TIRI BLOCCATI DAL PORTIERE: 0 – 2
POSSESSO PALLA: 56% – 44%
Qui ognuno può raccontare tutte le storielle da libro Cuore che vuole. Chi analizza e dà un valore concreto a questi numeri afferma che:
– Il Catania non entra in area di rigore con facilità, quindi non tira da distanza inferiore ai 16,5 metri.
– Non conclude mai la gara con la supremazia del possesso palla (secondaria importanza ma comunque un dato)
– Non tira in porta, eccetto da calci di punizione. Da uno di questi è arrivato l’unico tira nello specchio.
Adesso testa alla Turris e al Picerno, con la consapevolezza che la strada per sentirsi soddisfatti è davvero lunga e perigliosa.
Pietro Santonocito