Catania, sbagliare è umano. Perseverare è diabolico.

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Un progetto ormai alla deriva, ancor prima di nascere. Il bivio sopraggiunge a gran falcate: dritti contro l’iceberg o “virare tutto a babordo”?

Rievochiamo uno dei grandi classici della cinematografia internazionale, un “colossal” come “Titanic” per trovare la giusta analogia con l’imbarazzante prestazione di dimensioni colossali. Può non essere un eufemismo parlare già di “stagione pregiudicato”, se avete assistito alla partita di ieri. Anzi, può davvero rappresentare il giusto rimedio.

Lo scenario catastrofico non è racchiuso nel pareggio del Monterosi al 93esimo minuto. Quella, infatti, è solo la punta di un iceberg davvero troppo profondo e gigantesco, camuffato dalle migliaia di aspettative createsi attorno ad una rosa, quella rossazzurra, sempre troppo pompata senza la giusta discriminante, senza porre i giusti dubbi alla proprietà etnea.

È troppo facile dire:”Questa imbarcazione è inaffondabile”…ancora prima di metterla in acqua, tra l’altro senza aver effettuato gli opportuni test (probanti, però) ai materiali, alle congiunture, all’equipaggio, ai macchinari. Perché, di fatto, non possono rappresentare dei test probanti le “sgambate” contro il Paternò (pareggio a reti inviolate) ed il Ragusa (1-4, ma siccome anche il Milan perse col Trento in amichevole, era tutto ok). Potevano sicuramente far sorgere dei piccoli campanelli di allarme in Grella e soci, tuttavia, in virtù del fatto che la condizione fisica degli atleti non era lontanamente paragonabile ad un teatro, come quello della serie C, dove muscoli e fiato hanno quasi sempre la meglio su tecnica e tattica. Un’occasione da cogliere per porre rimedio, ma inesorabilmente perduta.

Poche risposte? Poche domande

Troppo impegnati ad esaltarci. Giusto, lecito, quantomai controproducente. Di fronte ai nomi di grido per la categoria, alle sviolinate classiche da “arriveremo primi, secondi, tra le prime 4…arriveremo…forse” la maggior parte della stampa locale non ha posto alla società e ai diretti interessati i giusti quesiti sullo stato dell’arte (forma fisica degli atleti, moduli, tattiche, preparazione, ecc.) e, in generale, nel progetto tecnico. Qualche volta, nemmeno per colpa loro, ma non può essere un alibi.

Non doveva essere Catania – Avellino il bivio

Esattamente per quanto appena espresso, non doveva essere Catania – Avellino di domenica prossima, in prima serata su Rai2 per la prima volta nella storia catanese, la partita decisiva di questo torneo per i rossazzurri. Chiaramente, bisogna fare tesoro del non gioco etneo in quel di Teramo e trovare la giusta unità di intenti, tutt’altro che evidente contro l’ultima in classifica. A meno che l’equipaggio non sia più dalla parte del capitano. In quel caso, il cambio alla guida tecnica dovrebbe arrivare prima della disputa del match, con una virata a babordo repentina, prima dello schianto con l’iceberg Avellino.

E Pelligra che ne pensa?

In tutto questo pastrocchio non abbiamo ancora apprezzato il parere del presidente italo-australiano Rosario Pelligra. Saremmo curiosi di porgli delle domande, non solo sul progetto tecnico, ma anche sul progetto “centro sportivo”, da qualche tempo argomento un po’ lontano dai riflettori. Verso quell’unità di intenti da sempre palesata, col massimo sostegno per chi ci mette i soldi e la propria professionalità, al servizio della Città di Catania.

Pietro Santonocito

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