
23 Giugno 2015: in ricordo di un Armageddon…a metà
Memoria funesta incanta, soggioga e brama ciò che la giustizia cela e congela tra i mille e più rovi intrecciati di false verità e dolci bugie che una storia, piena di ossimori, nella fitta coltre avvolgente ne balbetta il tragico epilogo. Ai cari lettori, che si inoltrano nella lettura, faccio i miei più sentiti complimenti, masochisti figli della Proboscide e survivor, come me, nel tempo delle “trombe dell’Olocausto catanese”, il cui acuto silenziava i nostri pianti. Preparate alcool etilico e cotone idrofilo, perché, non si sa mai, qualche ferita si può anche riaprire.
Se siamo qui, a batter su di un foglio elettronico le righe di un Armageddon a metà, è grazie all’Istinto Rossazzurro che ci ha salvati e portati sulle spalle, straziati e morenti tra le stelle che cadevano e la terra che gemeva iraconda, dinanzi ai nostri freddi e socchiusi occhi e alla vergogna, nostra meschina compagna di viaggio da un anno a questa parte, che un uomo infelice ci ha legato alla caviglia. Ad ogni battito di tastiera il brivido riaffiora, spontaneo, dall’ipotalamo del cervello lungo tutta la nostra spina dorsale, risvegliando le nostre ferite e materializzando il sangue alle dita di uno scrittore dalle rozze mani, rimasto in vita grazie ad un cuore rossazzurro che supplicava di continuare a battere.
Trovare la chiave di accesso non è facile. La porta che custodisce i ricordi di quel 23 Giugno 2015 è ben sigillata. Si para alla nostra presenza di adorni medievali e immonde parole, come “Treni del gol”, “compravendita”, “scommesse”, un massacro lacerante per chi lo legge. Ma, frugando spasmodicamente sotto l’uscio di siffatta porta, la chiave perfetta da inserire nella serratura si manifesta a noi, irriverente e sghignazzante davanti alla nostra ingenua sbadataggine: inseriamola ed entriamo…23 Giugno 2015…
…23 Giugno 2015. All’alba di quella mattina, tutto sembrava normale, usuale e quotidiano. I flebili e candidi raggi di sole baciano il viso di pescatori, braccianti, panettieri e artigiani di ogni tipo di quella “vecchia guardia” che, nonostante la crisi economica, riesce ancora a “tirare la carretta” a fronte della moltitudine di imprese commerciali straniere che ci invadono, presi dall’invidia di ciò che noi disprezziamo o non siamo in grado di curare. Si sa, l’erba del vicino è sempre più verde, ma la nostra è verde anche per chi è distante migliaia di km…tranne per noi.
Lapidiamo i discorsi inerenti alla valorizzazione del territorio, delegandoli agli “alti ranghi” della politica catanese e ci inoltriamo su per quel tunnel di ricordi che ci porta alle ore 7:00 del mattino, quando l’aria di Catania divorzia con l’ossigeno, che ne costituisce il 20,9% di ossigeno della sua interezza, rimanendo solo azoto gassoso e gas vari, non respirabili dall’essere umano. E fu così che, mentre il pescatore tirava su le sue reti in barca, mentre il panettiere finiva di impastare il pane, mentre il macellaio completava di affettare la trinca di vitello…tutto venne inghiottito dal mormorio assordante della gente che, con vergogna e distacco, pronunciava le stesse parole.
“Attaccanu a Puvvirenti picchì accattau i pattiti do Catania“,”Puvvirenti s’accattau macari l’ugna de peri de iucaturi“, frasi emblematiche del catanese tipo, indignato e quasi rassegnato alle ripercussioni che tale notizia avrà nei confronti del Calcio Catania. Un pugno allo stomaco mentre 1946 lance trafiggono il cuore dei rossazzurri che lavorano e sudano per la propria famiglia e per garantirsi quella gioia di abbonarsi o comperare un biglietto, sperando di vedere il proprio Catania vincere…ma per davvero. Il primo pensiero va a loro, a tutti quelli che hanno sulle spalle due famiglie con figli, piccoli e giovani disperati alla ricerca di uno sputo di giustizia per trovare lavoro; a tutti quei pensionati, grandi temerari di un tempo che lottano col malgoverno di oggi per passare, con tutta la dignità che si meritano, l’ultimo capitolo della loro vita e risparmiano quei pochi soldi per sedere sempre lì, negli stessi gradoni allo stesso posto, insieme ai propri figli, nipoti e amici di mille battaglie; a tutti quelli che, per ragioni lavorative, sono costretti a vivere lontano da Catania e ad arrangiarsi con un sito streaming o con delle notizie flash degli amici vicini per sapere se il Catania ha fatto un gol, scherniti, come è facile immaginare, del palermitano o dal nordista di turno che calca alacremente e mestamente il dito nella piaga; a quei baluardi rossazzurri che sfidano la sorte e le leggi del raziocinio, mettendo a repentaglio anche la propria vita per andare a seguire il Catania in trasferta a 800, 1000, 2000 Km di distanza da Catania. A loro va il primo pensiero e l’ultimo, oserei dire, perché a loro è stata calpestata la dignità, bistrattata quanto logorata, ma mai spezzata.
Nel tumulto generale di chi cerca provviste per la fine del mondo, si rovista invano tra le macerie alla ricerca della verità di un ex presidente, tale Antonino Pulvirenti (il cui nome da quel giorno a questa parte è stato sostituito dai tifosi catanesi da acronimi e appellativi di ogni genere per non pronunziarlo), arrestato e messo ai domiciliari per aver “aggiustato” (questo il termine usato in sede giuridica) cinque partite del campionato 2014-2015, ove i rossazzurri hanno salvato la cadetteria per rotto della cuffia: Varese 0-3 Catania (del 2 Aprile 2015), Catania 4-1 Trapani (del 11 Aprile 2015), Latina 1-2 Catania (del 19 Aprile 2015), Catania 2-0 Ternana (del 24 Aprile 2015), Catania 1-1 Livorno (del 2 Maggio 2015), con Catania 1-0 Avellino (del 29 Marzo 2015) messa in mezzo e poi tolta dalle indagini.
Mai estate fu più dolorosa e crudele per il nome della nostra città e del Calcio Catania, infangato e sballottato da una testata ad un’altra, da una radio ad un’altra, da un telegiornale ad un altro. Un buon capro espiatorio vale quanto una soluzione e così il calcio aveva il suo, in modo tale che le magagne altrui potessero essere addossate sempre allo stesso destinatario. D’altronde, quando si parla di Catania e Sicilia, in senso più generale, è assai logico attribuire i soliti spregevoli luoghi comuni, da dare in pasto all’attenzione pubblica al fine di screditare un paese, una cultura, una tradizione che loro stessi invidiano e in cui scaraventano i loro infami kili di troppo, sguazzando tra le onde dei nostri mari e calpestando la terra di quell’Etna patrimonio dell’UNESCO.
Da lì a poco scoppia il caos generale: dalla serie D al rischio cancellazione della matricola 11700 (di cui molti, fino a quel momento, ne sconoscevano il numero e significato storico), passando per le cordate di possibili acquirenti pronti a rilevare un marchio, una storia, un popolo senza respirarne la passione o percepirne la responsabilità che ciò ne derivi. Si divide la tifoseria, si disgregano gli organi di informazione, si contano molti “disamorati” che giurano di non sedere più sugli spalti del Massimino, lasciando il proprio figlio indifeso e ferito in pasto agli avvoltoi e alla “società”, incaricata di abbassare il monte ingaggi da quei giocatori dallo stipendio oneroso e mettere su una squadra competitiva ad una categoria ancora ignota. Nel frattempo incombe la Coppa Italia ed il Catania perde 1-0 in casa contro la Spal, vincendo successivamente a tavolino 3-0 a causa del fatto che la società emiliana, nella partita precedente contro il Rende, aveva schierato Mattia Finotto che era squalificato, perciò non impiegabile.
Il Catania, con annessi la gente e i tifosi che esso rappresenta, viene dato in pasto ai tribunali e prende forma l’inchiesta denominata “I Treni del gol”. Con essa, verranno fuori delle intercettazioni della Digos che, dopo la denuncia di Antonino Pulvirenti circa le presunte minacce di morte a suo carico tramite pallottole e missiva, avevano tenuto sotto traccia il cellulare dell’ex presidente rossazzurro intercettando delle frasi abbastanza chiare, per quanto dette in “codice”, di “treni” delle ore 3 e 33 contenenti melanzane, pomodori, cipolle e quant’altro possa servire per rovinare ancora di più le giornate dei tifosi rossazzurri. In queste intercettazioni saltano fuori nuovi protagonisti di questa famigerata vicenda tra cui, l’ex ds del Catania Daniele Delli Carri, l’ex ad Pablo Cosentino (mister Risorsa) e tali Gianluca Impellizzeri, Fernando Arbotti, Piero Di Luzio e Fabrizio Milozzi, ognuno con uno specifico ruolo nella vicenda. Questi elementi vengono portati all’esame di Stefano Palazzi il quale, in prima istanza e con l’ausilio dello stesso Pulvirenti, salva il Catania dalla radiazione retrocedendolo in Lega Pro con 5 punti di penalizzazione. In seguito, in base alla rivisitazione di altre prove, a causa dell’aggravante accusatoria nei confronti ancora dello stesso ex presidente belpassese in merito all’aver scommesso sulle partite sopracitate, al Catania vengono dati altri 5 punti di penalizzazione, per un totale di 10 punti di penalizzazione, poi incrementati a 12 e infine ridotti a 11.
Dopo un estate così travagliata, inizia il campionato con una squadra rossazzurra che sorprende tutti, inanellando tre vittorie consecutive nelle prime tre gare e annullando l’iniziale svantaggio di -9. Successivamente, però, dopo altre 7 o 8 partite, la formazione guidata da Giuseppe Pancaro, adorata e glorificata oltremisura, comincia a perdere colpi, mettendo in sequenza una serie di pareggi e sconfitte inaspettate ai più. Lo stesso Calil, giocatore di maggior peso e blasone offensivo della stagione, da 9 reti in totale in tutto il girone d’andata, finirà per segnarne solo altri due in tutto il girone di ritorno, concludendo il suo score a quota 11, con un periodo di due mesi a digiuno. In questo frattempo riecheggiano veementi le voci sulla cessione del Calcio Catania che, nel frattempo, si dichiara in vendita. Tra questi ricordiamo le gesta immemori della Integra Consuting Spa, fiduciaria svizzera con advisor (altro nome che abbiamo imparato e che sentiremo nominare, come si dice in Norvegia, “unni e ghiè”) Massimo Biondi che ci ha tenuto compagnia solo per poco, prima di rinunciare all’acquisto tramite comunicato dell’avvocato Antonino Ciancio (ricorderete:”La Integra Consulting SA non ha alcun interesse a trattare a tali condizioni, ovvero quelle proposte dal Calcio Catania e, quindi, dallo studio legale Abramo“). Muso a muso, il gruppo Villar, del famigerato Carlos Villar D’Alvear, argentino di nascita che condivide la passione per il calcio con il figlio quarantenne e già noto per aver tentato di acquistare Atalanta e Bologna. Del personaggio, oltre a ciò appena detto alle holding di trading internazionale, logistica container e turismo di lusso di cui ne è proprietario non possiamo dire: il suo personaggio rimane avvolto nel mistero. I cappellini, ohhh quei graziosi cappellini, del suo Advisor Federico Balzano, quelli sì che erano di lusso…e molto chic! Giravano baldanzosi tra una radio e un’altra, da un club di tifosi all’altro, a prometter chewin-gum e barrette di cioccolata ad un popolo catanese già conoscitori di questi mezzi risalenti del dopoguerra. Aveva persino comprato casa ad Augusta! Purtroppo, però, di lui si sono perse le tracce da Marzo a queste parte. Peccato, rimarrà sicuramente un buon ricordo…dei cappellini.
Mentre le pagine di giornale e i social network si riempivano di aria fritta, la squadra perdeva anima e con essa anche l’allenatore Giuseppe Pancaro, criticato aspramente per la sua chiusura mentale sia nell’insistere sempre con gli stessi giocatori che nel perpetuare sempre le stesse frasi post-partita, palesando una monotonia che ha relegato la squadra in un’apatia più generale. Al suo posto subentra Francesco Moriero, ex ala dell’Inter, accolto a ben volere da tifosi e stampa. I risultati, comunque, non sono stati così esaltanti, ma è da apprezzare la professionalità impiegata nel dover salvare un treno in corsa senza freni in procinto di cadere in un burrone, come era il Catania al suo arrivo. A dimostrazione di quanto sia bollente è il surreale deserto dello stadio Angelo Massimino, in occasione del derby contro il Messina dello scorso 24 Marzo 2016 conclusosi con la vittoria degli etnei per 2-1. L’avvento del mister leccese sicuramente stimola qualcosa o qualcuno nello spogliatoio rossazzurro, ma i risultati non sono soddisfacenti, tanto che l’ultima partita contro la Fidelis Andria diventa per i tifosi un preludio a play-out, inevitabili per via del contemporaneo confronto tra la contendente alla salvezza Monopoli che faceva visita ad un Matera privo di obiettivi e già salvo. Eppure una traversa al 92′ nega la gioia della salvezza anticipata, senza la lotteria dei play-out, alla formazione biancoverde, regalando ai rossazzurri, contemporaneamente vittoriosi, la stessa posta in palio, insperata a priori.
Conclusasi la stagione calcistica, ai tifosi non resta che preoccuparsi dello scottante problema relativo alla cessione della società. Si riacutizzano le voci relative a Jorge Vergara, magnate messicano a capo di una holding dedita alla produzione di integratori sportivi che conosce bene il calcio (visto che è patron del Chivas de Guadalajara, società illustre del panorama messicano) ed è ben conosciuto da altri ottimi conoscitori di calcio…aggiungiamo noi… Le voci sul suo conto sembrano confortanti ma dal Messico, alla redazione di Istinto Rossazzurro, arrivano notizie chiare e inequivocabili riguardanti il suo disinteresse nel rilevare il Calcio Catania spa e Torre del Grifo, con annessi i debiti che la prima e la seconda hanno accumulato negli ultimi tre anni a causa della malgestione. A prendere tutti in contropiede è Bacco srl, co-sponsor del Calcio Catania che attraverso il comunicato del suo maggior esponente Claudio Luca (tifoso e abbonato Calcio Catania, come lui stesso precisa) manifesta le intenzioni di rilevare la società di Via Magenta, coadiuvandosi di altre note aziende del settore commerciale siciliano. Dopo comunicati e contro-comunicati, la battaglia si conclude con un faccia a faccia, dove anche la Bacco srl si ritira a seguito delle esagerate condizioni imposte dallo studio Abramo, organo legale incaricato alla gestione della vendita della proprietà in tutto questo tempo. Rimasta congelata la pista Vergara, ancora si aspetta il suo possibile arrivo a Torre del Grifo al cospetto di quel “o direttor’ ” Pietro Lo Monaco che, nel frattempo, ha risolto i disguidi di carattere personale ed economico con Antonino Pulvirenti ed è tornato a prendersi cura della creatura che lui stesso ha visto nascere, crescere ed essere soprannominata “il piccolo Barcellona”.
23 Giugno 2015: in ricordo di un Armageddon…a metà. Questo è ciò che celava quella porta che la nostra bieca memoria non voleva aprire. Se siete riusciti a leggere fino a questo punto, siete davvero forti di stomaco, ma anche dei veri tifosi rossazzurri. Ne abbiamo passate davvero tante da quel giorno, noi come pecore nere di un calcio marcio e che, grazie alle gesta di presunzione ed arroganza (e non di amore) di uno pseudo-presidente che ha regalato agli avvoltoi la propria pecora smarrita.
Al banchetto degli innocenti e dei pusillanimi, se la carne rossazzurra era davvero marcia, con essa prima o poi periranno tutti coloro i quali se ne sono cibati. Questo è il nostro augurio nei confronti della giustizia divina, perché quella terrena è marcia ancor più di chi si nutre di cibo marcio.
Pietro Santonocito