Focus Catania: acqua, fuocherello…acquazzone: cala il sipario e aleggia lo sconforto, i rimpianti sul passato e le insicurezze sul futuro. La ricerca del capro espiatorio si basa su tante, troppe variabili, ma il tempo per prendere una decisione non è mai troppo.
Focus Catania. Il Catania torna dalla vicina Lentini con un solo punto, racimolato grazie a varie combinazioni del caso. La compagine etnea vive un momento di “crisi atipica”, parecchio difficile da psicanalizzare, calcisticamente parlando.
Mai come ora la ricerca del “capro espiatorio” presenta così tante variabili, tanto dipendenti e indipendenti le une dalle altre da rappresentare un algoritmo a scarti multipli ad esito “random”. Il Catania, insomma, è un’affare contorto.
Le “variabili impazzite”
I rossazzurri manifestano troppe difficoltà a costruire la manovra, non finalizzando quelle sporadiche eccezioni. Sottil non sembra aver trovato ancora la giusta quadratura del cerchio: prova lampante l’aver cambiato 6 volte il modulo di gioco nelle prime 11 partite. Dalla 12esima giornata ad oggi, tuttavia, si continua col 4-2-3-1.
A peggiorare la situazione, salta fuori un dato importante che riassume la confusione totale esistente tra le mura di Torre del Grifo. Sono, infatti, solo 3 i giocatori confermati nello schieramento iniziale (Aya, Biagianti e Marotta) al Nobile di Lentini, rispetto al confronto in casa contro la Virtus Francavilla.
In media, almeno 3 elementi a partita vengono sostituiti dal tecnico etneo nella formazione iniziale. Senza considerare i cambi a partita in corso: 5 cambi su 5 utilizzati nelle ultime 11 partite, fatta eccezione per Catania – Reggina e Juve Stabia – Catania, con 4 sostituzioni utilizzate.
Risultato alla luce del sole? Scarsa coesione tra i reparti, manovra farraginosa e attacco che non punge. Da Novembre a oggi i rossazzurri hanno siglato 7 gol in 9 partite, incassato altrettante reti e totalizzato 14 punti. Dati alla mano, peggio di quanto ci si aspettava.
Per colpa di chi…chi…chi
Se i numeri parlano chiaro, il tourbillon di incertezze devasta l’ambiente catanese. Tutti hanno avuto la propria chance per mettersi in mostra, ma il contributo offerto è stato, di gran lunga, al di sotto delle aspettative.
Le “scommesse” Scaglia e Llama, le “certezze” Ciancio e Marotta e quella sicurezza della scorsa stagione, che si chiama Davis Curiale (nonché capocannoniere del campionato di serie C girone C 2017/18), fanno fatica ad incidere.
Non si sa bene il motivo, ma sembra una costante l’incapacità del Catania a rimontare da un passivo minimo. Quasi sempre queste partite vedono gli etnei soccombere e portare a casa una bordata di fischi. Aspetto mentale per nulla tenuto sotto controllo.
È chiaro che ognuno di noi cerca (o ha già cercato) di darsi una spiegazione, di trovare un problema…per suggerirne una cura. Alla gogna, come sempre accade in queste circostanze, mister Sottil, reo di non aver dato un’identità alla squadra, né saputo porre rimedio ad un problema sconosciuto anche a lui.
Ma se il coach rossazzurro avrà, di certo, le sue colpe, allo stesso modo un parco giocatori del valore di 5,83 mnl di euro, formato da gente che possiede dalle 300 alle 400 presenze in A e B, avrebbe dovuto fare molto di più. Da qui il concetto di “giocatore da serie C”, spesso rivendicato in questi contesti e portato in evidenza quando si parla di “conoscenza della categoria”.
In quest’ottica, seguendo la linea di pensiero appena delineata, si punta il dito contro Pietro Lo Monaco, le cui doti di mercato vanno di pari passo con le aspettative della gente. Qualcuno gli riconosce totali o parziali colpe, considerato lo scarso contributo offerto da quei giocatori da lui stesso super decantati.
Tutto questo, però, cela sempre qualcosa di inspiegato e indecifrabile…
Rabbia o disappunto?
Se è vero che il calcio è una scienza quasi esatta, altrettanto vero è affermare che non basta, da sola, a giustificare ogni cosa che accade nel rettangolo verde. Vi sono dinamiche interne che possono spostare degli equilibri fondamentali, camuffare altre verità e allungare il tempo di comprensione del vero problema.
Nello specifico, notiamo sicuramente poca tranquillità nei ragazzi, acuita da un velo quasi impercettibile di indifferenza tra gli stessi che desta qualche preoccupazione. Si trova, più facilmente, il tempo per mandare a quel paese il proprio compagno, piuttosto che per incoraggiarlo.
Non a caso, notiamo Lodi, spesso, furioso (reazione esagitata in occasione del gol in extremis contro la Virtus Francavilla) contro arbitro, colleghi e mister. Anche Pisseri comincia a palesare dei cali di concentrazione reiterati e il sostegno, da parte dei suoi compagni, è scarso o inesistente.
Lo Monaco non riesce più a nascondere una certa inquietudine e nemmeno lui sa dare una spiegazione di cosa sta succedendo. Si entra in crisi, ma non si sa come uscirne ed è la prospettiva “dell’io non so” che manda tutto il popolo catanese in fibrillazione.
La pressione sale, quella sanguigna pure. Agire per tempo sarà di fondamentale importanza per rimanere sulla scia della Juve Stabia, ma è necessario capire la fonte del problema, prima di farsi degli autogol conclamati.
Acqua, fuocherello…ci avviciniamo all’indizio cruciale. Tutto bene…finché non giunge l’acquazzone (Monopoli insegna).
Pietro Santonocito