Chi non mette la faccia, perde 3-0 a tavolino

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Baraonda Catania. Ennesima sconfitta interna che non lascia adito a repliche. Nascondersi dietro un dito non porta frutti. Ricerca “attributi” in corso… Catania – Avellino 0-2.

Catania – Avellino 0-2. A distanza di quattro giorni dall’ imbarazzante trasferta di Teramo, nonostante le chiacchiere del pre-partita, i buoni propositi spifferati, si è avuta la conferma. Squadra da una parte, allenatore dall’altra.

A poco servono i “dribbling” di circostanza, l’assenteismo reiterato della società a favore di un modello di comunicazione già visto e rivisto da queste latitudini. Conosciamo benissimo questo genere di “polpette”, per citare modi e maniere sciorinati dal saccente allenatore del Catania, Luca Tabbiani.

Se desiderasse un panino con le polpette di cavallo, lo potremmo accompagnare, di certo, nelle trattorie dove lo fanno “con gli attributi”. Lo gusterebbe “al sangue”, caro mister? Non conosciamo i suoi gusti, le sue pretese culinarie o le sue ambizioni. Non si capisce a cosa aspira lei, quali sono i suoi sogni, le sue mete da raggiungere. Perché, mi scusi se mi permetto, se lei si mettesse nella graticola…in questo momento farebbe solo fumo.

Il calcio è la parafrasi della vita, nel senso meno importante del termine. Crediamo che sia più onorevole e rispettabile dire “è stato un piacere, ma basta così”, piuttosto che prendere addirittura le difese di chi ti addossa responsabilità che non sono soltanto le tue. Il mea culpa è d’uopo in questi casi, ma addirittura “immolarsi per la società” perché? Non lo capiamo, sinceramente. Non capiamo che significato abbia accettare mansioni e responsabilità non affini alla propria posizione lavorativa, divenendo, di fatto, il capro espiatorio della situazione. Qualsiasi pecunia non può valere più della propria professionalità.

Signor Grella, tutto ok? Ha cambiato gli occhiali da sole?

Sia chiaro, al pari del no-sense messo in mostra dal tecnico rossazzurro, continuiamo a non capire la linea comunicativa adottata dal signor Grella in questi momenti, dove c’è bisogno di soluzioni ad un epilogo di stagione che si prospetta davvero tragico, se non si interviene per tempo. Troppo facile presentarsi davanti alle telecamere, cambiare paio di occhiali quando si vince 4-0 contro il San Luca e parlare di progetti a iosa. Se il progetto tecnico è già alla deriva, tutto andrà a rotoli e credo che lo sappia anche lei. A meno che pensa di sparare un po’ di luce in faccia alla gente catanese, pensando che possiamo accettare tutto perché veniamo da un fallimento, quindi non ci è dato mettere gli occhiali da sole sul viso.

Eh caro mister Grella, mi sa che ha capito poco della gente di Catania. Noi siamo artisti del fumo sulla graticola e ne annusiamo l’essenza a chilometri di distanza, ma amiamo la carne, al sangue. Le polpette le lasciamo ai bambini o a chi non ha i denti abbastanza forti da poter assaporare il gusto di una fettina sciogliersi tra le nostre mandibole. Prima di lei ne sono passati di illusionisti, più che altro menestrelli di corte, soloni dalle fauci talmente grandi da fare invidia ad un coccodrillo. Risultato? Se ne sono andati con la coda in mezzo alle gambe, senza lasciare traccia, né un ricordo prorompente di sé. Solo danni, da-nni.

Perciò, caro mister Grella, suvvia, non faccia il rancoroso. Si mostri alla luce del sole e scambiamo quattro chiacchiere vis-à-vis. Così, tanto per capirci, non per scagliarci l’uno contro l’altro: da persona a persona. A Tabbiani avete accollato già abbastanza, non credi? Quando se le prende le sue responsabilità? Restiamo in attesa, nel frattempo, di accumulare figuracce su figuracce a ripetizione, senza capire né il perche, né come uscirne.

Perché quando non ci si presenta in campo, si perde 3-0 a tavolino. E questo lei, che ha giocato a calcio, lo dovrebbe sapere benissimo.

Pietro Santonocito