C’ero io, c’eri tu. Poi c’era il macellaio, il barbiere, il pescivendolo ed il fruttivendolo. C’era il tuo compagno di scuola e mio cugino, la moglie con le doglie e tua mamma all’ospedale, il pianto del tuo seme che apre gli occhi al mondo per la prima volta e che, oggi, tiene alta la bandiera a strisce rossazzurre.
C’era la voglia di risalire la china, dopo le nefandezze della Lega italiana…
È vero quando si dice che “tutti vogliono saltare sul carro dei vincitori”. Fa troppo gola alzare la coppa al cielo, assorbendone solo gioia e felicità. Difficile decretarsi dei non-tifosi, asserendo di non avere minimamente a cuore le sorti del Catania, in una giornata come questa o quella del 13 Maggio 1995.
Quindi, via al walzer dell’ipocrisia con frasi come:
- io cero
- io cer’o
- io ce’ro
- io pero, puma e pessica da chiana…
In un buon analfabetismo al sapor di ipocrisia, mista con salmoriglio e griglia pronta sul fuoco, si balzava su quel carro. Come se lo stadio di Gangi avesse la capienza tale da contenere tutta Catania. Come se, per essere tifosi del Catania bastasse dire “io c’ero”.
Oggi, come nel 1995, la Catania sportiva e verace ha fame. Si vuol ritornare a respirare aria diversa, calcare palcoscenici più prestigiosi, cancellare le meschinità di taluni salvatori della patria, ormai scomparsi persino da Google Maps, loro con le loro pseudo attività fruttifere.
Lo faremo anche per loro. Anche gli ipocriti avranno l’ardire di festeggiare, quando il vitello sarà ben condito e la carne, fumante, messa al banchetto degli invitati di corte. Troveremo anche loro, pronti da ingozzarsi dei nostri pianti di dolore, versati in occasione di una storia calpestata. Mentre, con gioia, diranno:”Io c’ero!”. Un sorriso a 45 denti (perché uno ce l’hanno avvelenato) e via a rimpinzarsi le zabobbie fino ad emanare gas di gradimento.
Gioiremo anche per loro, sappiatelo. Per coloro i quali sapranno autoinvitarsi nelle nostre case, saccenti quanto dementi, ad inondare di puzzo immondo l’aria che respiriamo sproloquiando senza arte, né parte. Col fare di chi possiede la custodia della verità suprema, sapranno distruggere quanto di buono fatto sinora, ragliando illazioni spacciate per verità “dell’amico che tutto sa e che a te, povero idiota, mai riferirà”. Solo loro avranno questo privilegio (che si sentono dottori e scrivono “Io c’ero”).
Ancora 90 minuti per dire, ancora una volta, “Io c’ero”. Tutti insieme, tutti uniti, com’è giusto che sia in questo giorno così importante di rinascita.
Ci sarà il barbiere, il pasticcere, il pizzaiolo, il fonico, il piastrellista, il muratore, l’imbianchino…
…e ci saranno pure loro che, in effetti, non ci sono mai stati… come oggi, così come allora.
fonte foto quellidel46.it