Taranto – Catania: la lettera di un tifoso tarantino

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Stadio_Erasmo_Iacovone_taranto
fonte: wikipedia.org
Stadio_Erasmo_Iacovone_taranto
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Taranto – Catania: la lettera di un tifoso tarantino

Di certo non possiamo parlare di una partita qualunque. Taranto – Catania non lo è per nessuno. Catalogata e catechizzabile in mezzo tra il derby di Sicilia contro il Palermo e quello contro il Messina (probabilmente più sentita del derby coi peloritani), avvicina due città dai colori sociali simili, ma appartenenti a storie sociali diverse, regioni diverse e trascorsi calcistici totalmente diversi. É, altresì, ancora più certo che quella del prossimo 2 Settembre non avrà la valenza della ben più rinomata ed epocale impresa degli uomini di Ciccio Graziani e Pellegrino in quel meraviglioso 9 Giugno 2002, data indimenticabile per i tifosi rossazzurri i quali assistettero alla prova maschia di Cicconi e compagni che riuscirono a proteggere il gol di Michele Fini all’andata e riportare il Catania Calcio in B dopo ben 15 anni. Bè, indimenticabile lo è per noi…così come per i tifosi tarantini. A loro la ferita non si è ancor ben cicatrizzata ed è rimasta aperta in questi 14 anni di assoluta indifferenza fra le due compagini, per via della grande era di quel “piccolo Barcellona” che si faceva strada tra le grandi di serie A. Anzi, pare si sia infettata sempre più, aspettando quell’agognato giorno in cui poter gridare al cielo “vendetta” e qualche infame altro insulto alla nostra amatissima Sant’Agata, citata nei loro vessilli di gloria in quel giorno di trionfo per la storia dell’Elefante.

A testimonianza di ciò, riportiamo quanto rancore espella il post di uno studente universitario tarantino, oramai nel fiore dei suoi anni, al ricordo di quel giorno triste per lui… e per suo padre… che sembra solo adesso ricordarsi delsuo “Taranto”:

Ma questa volta ce la giochiamo

Tre giugno 2002: sono le 7 e 35, sono seduto con mamma a fare colazione, un lunedì come tanti per un bambino di 7 anni. In tv ci sono i cartoni animati, e mamma mi invita a finire presto che devo andare a scuola in questi ultimi giorni . D’improvviso si apre la porta di casa, è papà, sciarpa al collo e zaino in spalla, di ritorno da un lungo viaggio per vedere una partita importante della sua squadra del cuore. Saluta mamma con un bacio, mi mette una mano in testa e mi guasta i capelli appellandomi “succo di frutta”. Si siede a tavola con noi, si versa il caffè e inizia a raccontarci il lungo viaggio di andata, tra risate, scherzi con gli amici di sempre, del traghetto, e della polizia che fruga fin dentro i panini con la frittata preparati da mamma. Poi inizia a parlare della partita, il suo viso si incupisce, parla di gol annullati, di giocatori presi a schiaffi, di un clima tremendo, ma anche di tanti tanti tarantini che tifano alla grande nonostante la sconfitta.
E poi il lungo viaggio di ritorno, la lunga sosta per riposare in una stazione di servizio, e la voglia che sia già domenica per far vedere a quelli lì cosa vuol dire giocare a Taranto. Mamma ascolta… rassegnata mentre io volo di fantasia, in quel momento papà mi riporta alla realtà dicendo con fare deciso, “domenica vieni allo stadio pure tu”.
Mamma non gli fa terminare la frase e lo aggredisce, ricordo parole mai sentite prima, ultras,cariche , celerini, ma papà è perentorio..
La settimana scorre rapidamente, tutti in città parlano di questa partita, papà va avanti e indietro, passa le ore al telefono, io lo osservo e cerco di immaginare cosa succederà domenica.

9 giugno 2002: il grande giorno è finalmente arrivato, usciamo presto per andare al bar, io e papà, mamma resta a casa, non ha ancora digerito la decisione di papà. La città sembra impazzita, tutti vestono di rosso e blu, tutti parlano della partita, tutti sono convinti che vinceremo e segnerà Riganò. Mangiamo al volo e via di corsa allo stadio, i ricordi sono sbiaditi, avevo solo 7 anni, ricordo un mare di gente, un fiume di persone in fila per entrare, e poi i cori, i fumogeni, i fischi assordanti, per quelli lì difronte a noi. Della partita ricordo praticamente nulla, ma non dimenticherò mai le lacrime delle persone intorno a me. Gli occhi rossi di papà mentre tornavamo a casa, e la faccia cupa di mamma ad attenderci sul balcone. Ricordo papà che toglie la sciarpa e la ripone in un tiretto del comò, non dimenticherò mai le sue parole, “io ho chiuso”.
Oggi di anni ne ho 21, sono uno studente universitario e a differenza di papà io con il Taranto non ho chiuso, anzi.
Qualche anno dopo quel pomeriggio di giugno allo stadio ci sono tornato con i miei amici, ed è stato amore. Anni di delusioni, di sconfitte, di fallimenti, ma noi sempre lì, col sole o con la pioggia, esserci nonostante la categoria e purtroppo solo in casa…perche’ le trasferte AHIME sono legate ad uno sporco ricatto..
Ieri pomeriggio, mentre studiavo per un esame, in camera è entrato papà, i capelli ormai più grigi che neri, lo vedo rovistare nel comò, lo seguo con lo sguardo senza fiatare. Tira fuori la sua vecchia sciarpa, la mette al collo e mi fa, “stavolta al campo mi porti tu”, lo guardo e sorrido, senza ricambiare il mio sorriso aggiunge: “Stavolta con quelli lì ce la giochiamo davvero”.
Certo che ce la giochiamo papà, potremo anche perdere, ma stavolta ce la giochiamo.

Emblematiche le sue parole e anche abbastanza commuoventi. Laddove vendetta invoca, indifferenza risponde, per una partita che per noi catanesi vale “solo” i tre punti…o, al massimo, la panchina di Rigoli (in libertà vigilata, per usare un eufemismo). Peccato, però, che a partecipare a questo grande evento non ci saranno i tifosi del Catania, a cui è stato impedito di partire. Insomma, pronto il ben servito? Chi lo sa. Siamo abituati a pietanze di altro genere culinario, ben più prestigiose e succulente di questa. 9 Giugno 2002: ancora non mi sazio.

Pietro Santonocito