Alla Vigilia di Natale esce in esclusiva, allo stadio Tombolato di Cittadella, un nuovo cinepanettone. Stavolta non è firmato Boldi o De Sica, ma è tutto rossazzurro. Anzi no, solamente rosso! Il Catania, infatti, fa pendant col colore caratteristico del Natale. Come? Con sei espulsioni, contando pure l’allontanamento dalla sala cinematografica dei registi Antonino Pulvirenti e Maurizio Pellegrino. Questo film, però, non è il solito portatore di risate sotto l’albero. Proprio no: questo cinepanettone porta solo dolori!
La pellicola inizia già al 3′ minuto con Sgrigna che stoppa un pallone quasi sul fondo, nel girarsi si mangia Rolin come un Pandoro e fa secco Frison per il gol del vantaggio. Da lì l’incontro si svolge nella noia mortale, con l’unica squadra che tira, il Cittadella, ma che lo fa veramente male. A spezzare la monotonia, così, ci pensa Rinaudo. Decide di disconnettere un attimo il cervello e di dimenticarsi che il pallone va preso con le mani solo dal portiere. L’argentino, invece, è un centrocampista e dunque seconda ammonizione della gara e doccia anticipata per lui. Allora il solito Sgrigna decide di approfittarne e realizza altri due gol. Prima al 54′ trovandosi a tu per tu con Frison; poi al 58′ con una zampata al centro dell’area. Niente da fare quindi, sembra che il cinepanettone abbia la stessa trama della Serie Tv che va in onda ogni sabato alle 15 ed intitolata “Catania, storia di un fallimento”. Ma c’è un attore molto bravo che recita in questo film. Egli decide di improvvisare e di non seguire più il copione. Si tratta dell’Arciere Calaiò che tra il 79′ e l’83’ scocca la decima e l’undicesima freccia dal suo arco e riapre la partita. Prima con un colpo di testa in tuffo; poi con un tiro dal dischetto. Risultato sul 3-2 dunque, nonostante l’inferiorità numerica e la prova cadaverica degli etnei. Ma negli ultimi dieci minuti del match, l’arbitro Maresca decide di candidarsi al premio Oscar per la miglior direzione di una sconcertante ecatombe. Dopo aver già espulso Rinaudo, il direttore di gara estrae il cartellino rosso anche a Chrapek, reo di non averlo insultato in polacco probabilmente. A quel punto genera la rabbia in panchina di Leto che, nonostante fosse stato già sostituito, rimedia anch’egli il rosso. Infine, la cena di Natale è servita con l’espulsione diretta di Spolli che entra coi piedi a martello su un avversario. Fine della storia, titoli di coda e tanti auguri di buon Natale.
Vi abbiamo mentito. Purtroppo quello che vi abbiamo raccontato non è un film, ma la disastrosa realtà di una squadra che non sa più cosa significhi vincere. Ma non intendiamo la vittoria di una partita o limitata ai soli tre punti, bensì quella costante che, alla fine della stagione, porta a traguardi positivi. La realtà, infatti, ci condanna miseramente al quintultimo posto, in Serie B. Una società che aveva proclamato, in estate, voglia di ripartire e di riconquistare una Serie A che colpevolmente aveva deciso di farsi strappare dalla presunzione e dalla pochezza morale di cui sono fatti coloro che concertano questo schifo. Sì, perchè è uno schifo vedere come si è ridotto il Catania. Senza una gestione seria, senza uomini di un certo livello, senza una dignità. Ma la cosa più triste è pensare che il fondo non è ancora stato toccato, ma sentire che verrà toccato molto presto. Ad esempio, con una società che non ha voluto spendere un soldo da due anni a questa parte e che, per puntare alla promozione, ha costruito una squadra senza spina dorsale, vedremo mai una rivoluzione nel mercato di Gennaio? Servirebbe proprio questa nel cosiddetto mercato di riparazione. Via le mele marce, via la gente che sta qui solo per soldi, via tutti i tumori che ammorbano il Catania. Ahimè, però, le cose non andranno così. Non ci fidiamo più, non c’illudiamo più.
Intanto, domenica in casa contro la capolista Carpi, Maurizio Pellegrino dovrà compiere un vero e proprio miracolo per mandare in campo una formazione quanto meno decente viste le tante squalifiche miste ai molti infortuni. Ma, considerando che già i titolari siano al di sotto della decenza, nel dubbio ci prepariamo a farci il sangue e acqua anche per quest’altra partita, finalmente l’ultima di un maledetto 2014.
Di Federico Fasone