I rossazzurri surclassano l’avversario nella ripresa, dopo un primo tempo pressoché alla pari. Decisiva la lunga panchina. Catania – Castrovillari 4-0.
Catania – Castrovillari 4-0. Se si guarda solo il risultato, si rischia di parlare di una disfatta totale dei calabresi al Massimino. Eppure, ci sono altre verità che il risultato non dirà mai.
Ma il calcio è una “quasi-scienza” che non ammette assoluti, tranne in pochi, rarissimi casi. Il controsenso in cui il calcio regna, lo rende lo sport più bello.
In quel “quasi” risiede il sapore di questo sport. Un pallone, quando viene calciato, rimane sempre sferico o si deforma in maniera ovalica (dai bei ricordi di Hollie Benji)? Non possiamo rispondere in maniera precisa. Possiamo solo dire che non sarà quadrato…quasi-sferico.
Il regno del “quasi” è sempre regime di opinioni discordanti. Si parla di “quasi vero” e “quasi falso” come se stessimo ordinando un panino del camion. Spesso, è grazie a quel quasi che costruiamo la nostra autostima, il nostro fatturato e le nostre migliori fortune… perché, quasi, ce lo meritiamo.
E che vuoi che sia? Cospargi il tuo discorso di un “quasi”, messo alla temperatura giusta…e poi “cali” la pasta. Una spolverata di pepe e tutto sa gustoso.
Eppure, oltre alle classiche “Nouvelle Cuisine” o “Politically Correct”, il calcio sa definire delle verità inconfutabili e insindacabili, in quanto “quasi-scienza” di categoria.
Una fisica dei corpi in movimento che non ammette ragione di fronte ad una delle forme più alte di scienza non riconosciuta: il talento.
“Sì ma…quasi quasi…”. No. Quando il talento è schiacciante non c’è nessun quasi. Il Catania è nettamente superiore alle squadre sino ad ora ad affrontare, da un punto di vista di talento. Forse, più forte della maggioranza.
Paragon non porta pena
La prova matematica di quanto stiamo dicendo è l’ottima prova dell’undici rossonero nei primi 45 minuti. Reparti corti, buon fraseggio, Sarao e De Luca praticamente inefficaci e un’ottima parata di Bethers a tu per tu con il centravanti calabrese.
Purtroppo (per il Castrovillari), quando consumi così tante energie per contenere un’armata invincibile come quella rossazzurra e non riesci a fare gol, ne paghi le conseguenze nella ripresa.
Questione di equilibri che, fino a quando giacciono su dettami fisici allora mantengono le braccia della bilancia sullo stesso piano. Quando le gambe non seguono più gli impulsi del tuo cervello, ecco che si crea lo squilibrio. Da lì in poi è calcio champagne per chi subentra. Troppa differenza, troppo forte è il Catania, non troppo scarso il Castrovillari.
In definitiva, ritornando alla frase iniziale di questo articolo, possiamo dire che il risultato è figlio dell’enorme divario creatosi nell’ultima mezz’ora del match, quando il tasso tecnico rossazzurro ha fatto la differenza.
Per queste ragioni, possiamo definire il Catania più forte del Castrovillari, non quest’ultimo più scarso dei rossazzurri. Crediamo che faranno un bel campionato.
I meriti di Ferraro
Seguendo i discorsi appena proferiti, possiamo analizzare la partita di Ferraro. Meglio dire: analizziamo LE partite di Ferraro. Il suo merito principale è quello di conoscere la categoria.
Sa bene quando attendere, quando non snaturare un assetto di gioco anche se non efficace in quel momento, dietro l’erba alta…come qualsiasi felino predatore.
Al momento in cui l’avversario mostra i primi segni di cedimento, ecco che sferra l’attacco. A sua disposizione, dei signor nessuno, del calibro di: Giovinco, Jefferson, Palermo, Bani, Russotto Alessandro e Andrea, ecc. Insomma, basta fare “la conta” e ne esce fuori il subentrante. Così, per scegliere in maniera democratica…
Un altro merito importante è l’approccio alla partita e la preparazione della stessa. Fino a questo momento, non possiamo segnalare prestazioni dettate da virtuosismi iniziali a ragione di una certa supponenza di “vincere solo perché ti chiami Catania”. Troviamo la squadra ben mentalizzata sulla categoria che disputa, sempre ligia al sacrificio.
Per il resto, non ce ne voglia chi la pensa diversamente, ma reputiamo Ferraro un allenatore molto fortunato. Ci vuole un tipico harakiri tattico per perdere una partita quest’anno. Sarà difficile sbagliare la formazione o i cambi a partita in corso, sempre convinti che, grazie anche alla sua esperienza, siamo in una botte di…Ferraro.
Pietro Santonocito