I tre pali della menzogna

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La legge del calcio accoglie a braccia aperte il Catania di Tabbiani, sorprendente per intensità e livello di gioco espresso in campo. Risultato bugiardo, ma che deve fare da monito per un campionato come la serie C. Catania – Crotone 0 – 1.

Catania Crotone 0 – 1. Non è facile sicuramente essere nei panni di Tabbiani e giocatori, dopo l’inverosimile divenuto realtà nella serata di ieri. Questo è il calcio e la serie C è l’esatto esempio di quanto “ignorante” sa essere questo sport amato in tutto il mondo.

Perché tutto è stato inaspettato, sia per Tabbiani che per i tifosi e gli addetti ai lavori. La convinzione nei propri mezzi deve essere d’uopo, ma nessuno si immaginava un inizio di campionato così spumeggiante, né di trovare un avversario così poco brillante. Certamente, non così, non con questo epilogo.

Insomma, nessuno può dire di non essere rimasto sbalordito da quanti passi da gigante la squadra abbia compiuto in circa 10 giorni. Fraseggi quasi a memoria, trame abbastanza complicate per la terza categoria massima italiana e una certa compattezza hanno lasciato le bocche aperte a tutti, compreso lo stesso Tabbiani.

E questo fa ben sperare, a prescindere dal risultato e dalle note storte di questa partita. Un “apprendimento del credo tattico” così vorace denota un certo feeling tra squadra e staff tecnico, di prospettiva cristallina per il futuro. Estroso figlio di un dio maggiore è il tabbian-pensiero, lungimirante e mirato ad un orizzonte (speriamo non troppo lontano) di una terra promessa, con tanto Eros e “Cazzotti” da digerire prima di scorgere le variazioni cromatiche.

Ma ci piace così. Ci piacciono le sfide grandi e i “piccoli sconosciuti” che si caricano grandi responsabilità sulle spalle in onore di un “circuito Catania” sempre ben architettato da Grella e la famiglia Pelligra. Non sentivamo questa “vita” scorrere nelle nostre vene da troppo tempo, sempre contenti del “brodino asciutto” che la domenica ci serviva tanto da scambiarlo per caviale perché i tempi erano fin troppo magri da non vedere nemmeno la spina dorsale dei rematori.

Un ambiente sano può solo tendere alla perfezione, laddove questa si ricerchi tra le lacune manifestate nel tempo e nelle partite concluse. Ma questo Grella lo sa bene e siamo certi che, dopo le pacche sulle spalle di incoraggiamento agli “sfortunati” protagonisti rossazzurri, saranno arrivate anche delle piccole tiratine di orecchie “educative”.

Non fosse altro per quella cura maniacale espressa in ogni ambito, dalle vicende extra-campo a quelle prettamente inerenti il rettangolo verde. Il Catania lavora sodo, si è visto e si vedrà ancora. Su questo, non ci piove. La serenità deve albergare sovrana nei nostri cuori, così straziati da un recente passato che ci ha lasciato delle “tossine” nelle vene. Se così non dovesse essere, il caos diverrebbe il nostro amico fedele.

In questa sana ricerca di acque calme dove navigare, vale la pena trovare la bussola migliore, la più coerente, così da essere certi di approdare nelle spiagge migliori della classifica. Con questo monito e per i sani principi rossazzurri dei quali andiamo fieri, vale la pena analizzare la partita di venerdì col giusto spirito critico, senza farci travolgere dall’impulso o dalla frustrazione di un risultato negativo, a dire il vero, sin troppo ingiusto e bugiardo.

CI PIACE

Il gioco. Sembra assurdo, ma il Catania di Tabbiani ha dato dimostrazione di essere una squadra, con interpreti che si intendevamo quasi a memoria. Un paradosso per una rosa nuova. Eppure, abbiamo assistito ad alcune trame di gioco da far vedere in ogni scuola calcio, sintomo che il gruppo è ben coeso e rema dalla parte dell’allenatore.

La prestanza atletica nei primi 60 minuti. Può non essere condiviso da tutti, ma gli uomini di Tabbiani hanno retto atleticamente per un’ora piena ad un ritmo “folle”, sicuramente da altra categoria. Con tutte le conseguenze del caso, ma alla prima di campionato era impensabile sostenere certi ritmi per tutti i 90 minuti.

Le individualità. Di ottima fattura, direi. Alcune “giocate” tirate fuori da Chiricó e compagni hanno fatto stropicciare gli occhi ai quasi 19.000 tifosi etnei giunti al Massimino. Alla faccia di quelli che non avevano “i colpi”! Vorremmo che fosse ogni partita così, ma non possiamo aspettarcelo. Possiamo, però, abituarci a godere di tutto ciò, perché ne abbiamo bisogno e perché ce lo meritiamo.

Centrocampo camaleontico. Fa bene Tabbiani a “giocare sporco”. Ci chiedevamo già da un po’ perché Rizzo, inizialmente al centro del progetto tecnico, fosse stato un po’ messo da parte nelle gerarchie di squadra. Eppure, nonostante i cammelli al pascolo, il caro Rizzo non ha deluso assolutamente, risultando parecchio utile come arma da sfoderare ad inizio partita. Con Zammarini e Rocca ottimi guardiani, il trio di centrocampo acquisisce un bel mix di legna da ardere e acqua che bolle in pentola, in attesa del miglior Ladinetti al quale si demanda il compito di mettere il sale nella minestra.

NON CI PIACE

La finalizzazione. A fronte di una quindicina di occasioni da gol create, zero gol. Certo, se pali e traverse vanificano quanto di buono creato, allora tutto assume una dimensione più catastrofica di quella che è in realtà. Ciò non toglie che non ci sentiamo rassicurati dal contributo, in termini di gol (un attaccante questo deve fare), che Sarao potrà fornire in questo campionato, mentre Di Carmine ha bisogno ancora di qualche partita per trovare la migliore forma e su Dubickas ancora non possiamo farci nemmeno un’idea, dato che ha giocato troppo poco.

Livieri. Non vuole essere una critica distruttiva, ma solo costruttiva. A Catania sono passati portieri molto forti e decisamente scadenti, anche in questa categoria. Di parate “miracolo” ed errori “clamorosi” ne hanno fatti a quintali. Tuttavia, nel calcio ci sono errori che la circostanza impone ed errori tecnici. Non ce ne voglia il ragazzo e non vuole assolutamente essere motivo di polemica, ma abbiamo notato almeno due errori tecnici vistosi durante il match di venerdì sera. Braccia e corpo asimmetriche in occasione di alcuni tiri dalla distanza e, nell’azione del gol, troppa timidezza. Con una smanacciata o un colpo di pugni avrebbe potuto prevenire il nefasto epilogo che ha portato al vantaggio calabrese. Eppure, tutto si è svolto all’interno dell’area piccola. Bisogna lavorare ancora di più.

Gestione della benzina. Non la consideriamo nemmeno una critica. Si tratta di una constatazione, condivisibile ai più, su quanto dispendioso sia stato il lavoro svolto dagli uomini di Tabbiani in 60 minuti di gara. Questo ha portato un calo vistoso e ha permesso agli avversari di pungere praticamente senza aver sudato nemmeno la maglietta. Si tratta solo di gestire le forze al meglio. Come un corridore dei 15000 metri non effettua lo sprint nei primi 2000, allo stesso modo sarebbe più coerente da parte del mister etneo ex Fiorenzuola impostare una partita più accorta in alcuni frangenti del match, senza catapultarsi subito alla ricerca spasmodica del gol a tutti costi, ma altalenando momenti di attesa a fiammate devastanti, sfruttando le grandi doti atletiche e tecniche di Chiricó e Marsura specie negli ultimi 20 metri. In questa fase del torneo sarebbe una tattica più giudiziosa, considerato il fatto che ci sono ancora convalescenti, infortunati e giocatori non ancora al top della condizione. Anche se, in fondo, lo capiamo. Era la prima e tutti, compreso lo stesso Tabbiani, avevano il desiderio di fare bella figura davanti ad un pubblico di serie A. Un piccolo sorriso ci sorge spontaneo.

Terna arbitrale. Almeno un rigore netto negato per fallo commesso su Marsura. Un altro poteva anche essere concesso per via di un fallo di mani degli ospiti nella propria area di rigore. Anche con questi episodi si può non perdere una partita che meritavamo, comunque, di vincere. Eppure, quando gli arbitri decidono di fare i protagonisti, decidono le sorti di un match. Detto, fatto.

Conclusioni

In definitiva, non si può dire di essere scontenti di questa sconfitta. La squadra è completamente nuova. Ciononostante, sembra intendersi alla perfezione e solo le vittorie potranno cementare questa consapevolezza, prima ancora che nel cuore dei nostri tifosi, nella testa dei giocatori.

Possiamo, quindi, stare sereni perché la strada imboccata è quella giusta. Non ci sentiamo di dormire sonni tranquilli, quello no. Più che altro perché qualcosa va sistemato al più presto, se si vuole fare un campionato di vertice. Se l’attenzione ai particolari rimarrà sempre alta… quest’anno ci divertiremo!

In alto le proboscidi. Sempre e solo Forza Catania!

Pietro Santonocito

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Pietro Santonocito nasce a Catania il 21 Agosto 1989 e dall'età di soli 5 anni nutre un profondo amore viscerale per il Calcio Catania. E' stato anche un giocatore dilettantistico, fino all'età di 18 anni, dove ha intrapreso gli studi di Ingegneria Elettronica. Da quel momento, sin'ora, ha vinto un premio letterario "L'attualità del pensiero di Luigi Pirandello", premiato da Leo Gullotta ed è diventato un webmaster, sviluppatore Android, videomaker e speaker radiofonico, partecipando attivamente a Radio Zammù e gestendo in prima persona Katane TV, di cui ne è il responsabile tecnico.

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