Il Catania è in ginocchio

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Altra disastrosa prova quella offerta dal Catania al Picco di La Spezia. La compagine rossazzurra incappa nella terza sconfitta di fila dopo quelle rimediate contro Frosinone e Bari. Gli uomini di mister Sannino, o forse dovremmo chiamarli ragazzini vista la giovane età di diversi elementi che hanno preso parte alla gara, trovano uno Spezia concreto che porta i tre punti a casa senza soffrire troppo. Al 23′ Brezovec trova il primo sigillo stagionale cogliendo la difesa etnea in forte ritardo ed infilando Frison per il gol del vantaggio. Non succede molto fino al 44′ quando Escalante tocca lievemente Catellani in area e Baracani opta per il calcio di rigore. Sarà lo stesso ex attaccante del Catania a battere dagli undici metri Frison, decretando il doppio vantaggio degli spezzini. Ma al primo minuto della ripresa l’arciere Calaiò si fa atterrare in area di rigore ligure. Rosina, però, stavolta non riesce a segnare il suo sesto rigore stagionale, trovando le mani di Chichizola. Qualche minuto dopo il solito Calaiò va vicino al gol che riaprirebbe i giochi, ma Chichizola dice ancora di no. Verso la mezz’ora del secondo tempo poi, Gyomber rivolge qualche parola di troppo al direttore di gara che lo punisce con un cartellino rosso, l’ennesimo di questa stagione per i rossazzurri. A completare la festa, e la sua vendetta personale, è ancora Catellani che vicino al novantesimo minuto batte per la terza volta Frison con un piattone sinistro sotto la traversa. Quattro minuti di recupero e neanche il giovane Garufi riesce a battere Chichizola quando si trova solo soletto davanti a lui. L’arbitro fischia la fine e decreta così il “disastro Catania”.

Questa squadra soffre di gravi carenze atletiche, numeriche e psicologiche, ma credo di averlo ripetuto circa un milione di volte. Da un anno e mezzo a questa parte si è passati da essere l’ottava forza del campionato di Serie A, a divenire la penultima squadra della Serie B; Virrtus Entella permettendo, intendiamoci. Non ci si capacita più dell’incubo che i tifosi catanesi sono ormai condannati a vivere alla fine di ogni partita. Risultati terrificanti quelli della gestione Pulvirenti-Cosentino. Una retrocessione che era lungi da ogni pensiero la scorsa stagione, un andazzo disastroso del campionato cadetto dopo nove giornate che nessuno poteva immaginarsi. Tutto sbagliato, dunque, fino a questo momento. Ancor più sbagliato è sentire il Presidente che dopo mesi torna a parlare in prima persona, chiudendosi ancor di più in quel guscio di presunzione nel quale si è addentrata la società da tanto tempo a questa parte. Avrebbe dovuto, invece, farsi un bagno d’umiltà ed ammettere una volta per tutte che sono stati fatti solamente errori e che sarebbe importante ricompattarsi per il bene del Catania. Purtroppo non è così, le cinque componenti non vogliono saperne nulla di riavvicinarsi fra loro. Non c’è Sannino che tenga in questa situazione. Il mister si sgola tutto il tempo, lo sentiamo in mezzo al bordello dello stadio, lo sentiamo persino dalla tv, gliene si deve dare atto. Ma grida tanto il mister, eppure le cose non cambiano proprio. Ogni settimana una sfilza di infortunati, oppure giocatori che vanno in campo e non riescono a prendere neanche una delle seconde palle, oppure che devono stare fuori ruolo, oppure che sono troppo giovani ed acerbi, oppure che si fanno i cazzi loro. Tutto questo va contro il lavoro del mister, che cerca di crederci più di tutti quanti, ma non promette nulla perchè sa che non può vendere fumo, ma soprattutto conosce bene i suoi polli. E poi quei santi di Calaiò e Rosina, una coppia di attaccanti stratosferici che sono giunti a Catania perchè vogliosi di ridarci quella dignità perduta e che sono gli unici due a fare cose da pazzi per questa squadra. Difendono, attaccano, segnano, corrono, s’incazzano, sputano sangue, ma non riescono ad aiutare Sannino nel suo intento, perchè ci sono problemi ben più grandi che vanno oltre un allenatore od un paio di giocatori. Problemi che sono stati creati da uomini fuori ruolo, che hanno spaccato una realtà meravigliosa, e che sanno solo dire: “Tranquilli che torneremo in Serie A”. Problemi che dovrebbero essere risolti dagli stessi, che invece non fanno altro che ampliarli. Di quanti cancri si è ammalato il Catania in così poco tempo? Incredibile, come chi sa solo parlare, parlare e parlare. Ce ne sbattiamo gli zebedei delle parole, conta solo vincere e noi non lo facciamo praticamente mai. Troppi errori di programmazione, di presunzione, di incompetenza. Errori che ci affondano sempre di più quando la formazione rossazzurra scende in campo e non sa fare altro che far imprecare i propri tifosi, con le palle piene di gente che non ci tiene proprio a questa causa. Non c’è nessuno che riesca a prendere la mano a questa squadra e a farla risalire sù. Non c’è nessuno che abbia il coraggio di rimboccarsi le maniche dopo aver sbagliato ogni cosa. Non c’è nessuno che sappia cosa vuol dire “USCIRE I COGLIONI” nel vero senso della parola, se mi lasciate passare il termine. Il Catania è in ginocchio, è questa la triste verità.

Di Federico Fasone

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