Un superlativo Catania digerisce il Catanzaro in quattro sol bocconi. Supremazia totale per la squadra di Pippo Pancaro.
Catania, 4 salti in padella! Diremmo grazie ad una nota pubblicità. Bé, è proprio vero, i rossazzurri cucinano a dovere un Catanzaro deludente già nei primi 45 minuti di gioco e servono un bel piatto profumato agli 11.800 tifosi presenti allo Stadio Angelo Massimino.
Archiviata la gara infrasettimanale con il Cosenza, la squadra di Pancaro cambia ancora una volta pelle e si ripresenta con Bastianoni tra i pali al posto di Liverani, Parisi per Garufo, Castiglia per Lulli, Musacci per Agazzi, Scarsella per Russo e Calderini per Falcone. Al via sono gli uomini di Pancaro a mettere in chiaro la situazione: il tiro di Russotto chiede il colpo di reni a Scuffia. La squadra di D’Urso prova ad accennare una reazione diversa da quella avuta dai cugini silani del Cosenza, ma colleziona soltanto alcuni calci d’angolo mal sfruttati, peraltro. Allora preme subito sull’acceleratore il Catania che, al minuto 10, trova al gol su un cross di Russotto, dove Calil cerca e trova di testa l’accorrente Calderini, il quale elude con uno stop la marcatura e con freddezza trafigge l’incolpevole Scuffia all’altezza del dischetto di rigore. Al 16′ Scarsella atterrato al limite d’area: dalla susseguente punizione Russotto scheggia l’incrocio dei pali. Orgoglio Catanzaro al minuto 20: sugli sviluppi del calcio d’angolo, pallone corretto di testa, a Bastianoni battuto. Ci mette una pezza Bergamelli. Tre minuti dopo raddoppiano i rossazzurri con un fallo laterale di Nunzella che vede scattare indisturbato Calil, il quale affonda la falcata e, disorientando con un doppio-passo il difensore calabrese, beffa in lob l’estremo difensore giallorosso. E’ 2-0 e gli ospiti sembrano già alzare bandiera bianca. Al danno si aggiunge persino la beffa, perché al minuto 40 Musacci scodella in mezzo dalla trequarti un pallone toccato da nessuno, nel quale si avventa Scuffia che se lo fa passare sotto le gambe…3-0 e partita già praticamente chiusa. Sul finire del tempo, spazio ancora per una punizione di Russotto (a lato di poco) e un tiro calabrese ribattuto dalla difesa rossazzurra.
Secondo tempo iniziato con i motori al minimo da parte degli etnei, ma non troppo a dire il vero. Al 53′ Falcone rileva un ottimo Russotto e poco dopo (minuto 56) mette anche lui il sigillo a questa partita, con una volé in aria di rigore dove, stavolta, nulla può Scuffia. Si fa vedere il Catanzaro al 63′ con un tiro dai 20 m: para senza problemi Bastianoni. Poi nulla di particolare da segnalare, se non i cambi di Agazzi per Musacci (63′) e Barisic per Calil (76′). Al minuto 79′ provano i giallorossi, per inerzia più che altro, ad impensierire l’estremo difensore rossazzurro con un tiro dalla distanza, spento sul nulla di fatto. Si fa vedere il nuovo entrato Barisic che, di testa, incorna a lato di poco. Gol della bandiera degli uomini di D’Urso al minuto 90: rigore assegnato per una presunta energica spinta di Pelagatti su Razzitti. Dal dischetto lo stesso Razzitti salva quel poco di faccia rimasta alla sua squadra, impotente davanti a questo Catania. Finisce, quindi, 4-1.
Riscatto Catania, dopo la prova un po’ opaca (in quanto a gol) di 4 giorni fa contro l’altra calabrese. Gli uomini di Pancaro hanno sovrastato su tutti i punti di vista gli ospiti che, però, hanno comunque deluso le attese. Squadra in crescita anche dal punto di vista atletico ed un centrocampo davvero perfetto, sia in fase di impostazione che di copertura, con la voglia e la grinta di chi il pallone…te lo tira via a morsi! Avanti così!
Le pagelle:
CATANIA 4-3-3:
Bastianoni 5,5; Parisi 6, Nunzella 6,5, Bergamelli 6,5, Pelagatti 6,5; Musacci 7 (64° Agazzi 6), Russotto 7,5 (50° Falcone 7), Scarsella 6,5; Calil 7 (76° Barisic s.v.), Castiglia 6,5, Calderini 7;
A DISPOSIZIONE: Ficara, Bacchetti, Agazzi, Garufo, Bastrini, Lulli, Russo, Falcone, Plasmati, Rossetti, Barisic, Di Grazia; ALLENATORE: Pancaro 7,5.
Arbitro di gara: Pierantonio Pierotti di Legnano – voto 5;
Assistenti: Matteo Benedettino di Legnano – voto 6, Antonio Santoro di Roma – voto 6;
Osservatore Arbitrale: Rosario Perrone di Agrigento.
di Pietro Santonocito