Balzano canta Mina. Bianco versione Belfagor. Catania in autogestione.

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Stadio Angelo Massimino

Stadio Angelo Massimino

Cosa legano Mina e Belfagor al Calcio Catania?!? Apparentemente nulla.

Ma da una più addentrata disamina una piccola, neanche tanto, correlazione tra questi tre personaggi sussiste.

Mi spiego: ricordate quel ritornello, certo ora un pò attempato, che rese famoso il duo Mina-Alberto Lupo nel 1971?…sicuramente si. La splendida voce di una delle interpreti più osannate sulla scena musicale della produzione italiana dava vita a “parole, parole, parole…parole d’amor“. Bene, forse chi legge ha già capito. Stesso ritornello, diversa voce. A cantare stavolta la, stonata, ugola del maestro Balzano. Inutile soffermarci sul personaggio: tutti abbiamo cominciato a conoscerlo e sappiamo a cosa faccia capo il suo volto e la sua presenza. Il portavoce del Gruppo Villar, cordata argentina interessata alla acquisizione del Calcio Catania, è solito nello strimpellare non accompagnando alle note il giusto arrangiamento. Recente ospite di un famigerato club della tifoseria organizzata etnea, (non comprendendo mai il perché certe dichiarazioni non vengano fatte agli organi di stampa competenti), il portavoce campano non ha certo tralasciato i particolari di una trattativa, forse, ancora ferma al 21 Dicembre, quanto lo studio Abramo chiese specifiche garanzie per poter dar il via ad una tavola rotonda che portasse all’avvio della stessa. Da allora ad oggi il silenzio, rotto a fasi alterne dallo stesso Balzano. Ma, se il buon adivsor non l’avesse ancora capito, la piazza intera non cerca, o pende, da “parole, parole, parole…” ma attende fatti, ancor più graditi se, concreti. E di concretezza attualmente ne abbiamo assaggiato tutti ben poca porzione. A Marzo l’offerta? sulla base di una trattativa che non è mai decollata perché qualche personaggio di questa sceneggiata non conosce neanche le note dello spartito che deve suonare? Può un dirigente non conoscere le trafile impervie dettate dalla legislazione italiana per portare a buon fine l’acquisto di un’azienda? Può un dirigente farsi meraviglia del termine “deposito cauzionale” necessario, secondo normative vigenti, ad avviare una compravendita come quella del Catania?…beh…qualche dubbio permane…ma intanto “parole, parole, parole” risuona ancora all’interno delle nostre martoriate orecchie.

Se di mistero di è finora parlato, non può che entrare in scena il buon Belfagor. Protagonista di un famoso telefilm tanto in voga negli anni ’60, il fantasma del Louvre era il terrore di piccoli e grandi aleggiando all’interno del famoso museo parigino. Attenzione:è stato avvistato da qualche mese anche a Catania. Insomma tra il Sindaco Enzo Bianco ed il buon Belfagor passa poca differenza. Ad ogni, paventata, ipotesi di dissesto legata alla vicenda calcistica della squadra cittadina il primo cittadino etneo compare pallido sulla scena promettendo di risolvere la situazione. Appare per poi scomparire nell’ombra portando all’ennesimo nulla di fatto. Tra cordate ed esternazioni varie comprendiamo tutti che nonostante Bianco voglia metterci il suo impegno la situazione risulterebbe poco fattibile. All’interno di un tessuto economico come quello etneo, smembrato e violentato dalla stessa attività imprenditoriale (ormai impegnata più ad apparire nelle aule di Tribunale che occuparsi di calcio) la soluzione autoctona va a cadere definitivamente lasciando al “povero” Bianco soltanto il verbo per dichiarazioni più istituzionali che di mera volontà.

Ed eccoci alla vera e cruda realtà dei  fatti. Demonizzata, forse anche fin troppo, la questione Wind Jet, il Catania si appresta ad affrontare il futuro. Complice il dissequestro di alcune somme patrimoniali sottratte al patron Pulvirenti nell’ambito dell’Operazione Icaro, la dirigenza sta per mettere nero su bianco le soluzioni adeguate a garantire le sorti del club. Il Calcio Catania vuole, aggiungo deve, continuare a vivere. Socio di maggioranza della compagine etnea è la Finaria SpA. Al vaglio già le ipotesi che porteranno questa nuova gestione interna alla sopravvivenza. Dall’amministrazione a soggetti esterni a rinnovi di cariche dirigenziali, alla ricapitalizzazione idee delle quali sapremo i dettagli solo con il passare del tempo ed a cose fatte. Definiamola dunque una coraggiosa “autogestione“. Ma d’altronde i nostri avi cosa ci hanno insegnato?…”chi fa da se fa per tre“.

 

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