Epilogo di una stagione a dir poco schizofrenica, tra ombre e spiragli di sole che ci hanno baciato il viso. Ripartire? Sì, ma con un’organizzazione, un progetto tecnico ed un’identità ben precisa. Vietato DETURPARE la passione dei tifosi del Catania.
Si chiude il sipario e la stagione di serie C 2023/24 volge al termine, con le ultime contendenti ai play-off che si giocano l’unico posto rimasto per il diritto a disputare la serie B 2024/25. Sono: Carrarese, Benevento, Avellino e Vicenza.
Il Catania chiude la stagione, comunque, al tredicesimo posto nella regular season e tra le prime 8 (essendo uscito alla seconda fase nazionale) dei play-off, eliminato dall’Avellino nel doppio confronto che ha visto i bianco-verdi ribaltare, con il risultato di 2-1 al “Partenio”, lo 0-1 dell’andata maturato davanti ai 20.000 (paganti, ma molti di più, in fin dei conti) del Massimino.
Una stagione molto travagliata da ogni punto di vista. Ben due avvicendamenti alla guida tecnica, inizialmente condotta da mister Luca Tabbiani (poi, retrocesso col Fiorenzuola), agguantata da mister Cristiano Lucarelli e traghettata da mister Michele Zeoli.
Senza considerare il licenziamento del direttore sportivo Antonello Laneri, uno degli artefici dell’incredibile cavalcata dell’anno scorso, che ha visto i rossazzurri vincere il campionato di serie D con ben 31 punti di margine dalla seconda in graduatoria (il Locri). Nella stagione appena conclusa, si registrano errori lapalissiani nella composizione della rosa, con parecchi infortunati, lungodegenti, inattivi da mettere in condizione e, in generale, la mancanza di soluzioni “pronte all’impiego”.
Fra queste, citiamo sicuramente il deficit a centrocampo, monco di un faro illuminatore in grado di iniziare le azioni con qualità e velocità. Sono arrivati: Ladinetti (poi dato in prestito al Taranto), Zanellato (poi dato in prestito al Crotone), Ndoj, Tello e Sturaro, ma nessuno di essi ha lasciato un’impronta tangibile. Solo alcuni frammenti di gara sufficienti o poco più, spesso accompagnati da assenze e infortuni a iosa.
Piccola chicca positiva è, di certo, l’aver alzato al cielo la Coppa Italia di serie C 2023/24, una competizione condotta in maniera diametralmente opposta rispetto al campionato. Trofeo che è valso l’accesso ai play-off come testa di serie della seconda fase nazionale (status da “terza, nonostante il tredicesimo posto conseguito all’ultima giornata, scansando i play-out per un soffio) e la partecipazione alla Coppa Italia maggiore 2024/25 e, contemporaneamente, alla medesima di serie C.
Da chi (o cosa) ripartire?
Non possiamo definire questa stagione totalmente fallimentare, considerata la vittoria di Coppa Italia e la qualificazione alla final four deu play-off sfiorata. La possiamo sicuramente definire scarsa o molto al di sotto delle aspettative, considerate le 20 sconfitte racimolate, record storico negativo del Catania in serie C.
Fuor di dubbio l’esigenza di riassettare l’organigramma societaria, partendo, innanzitutto, da un direttore sportivo di prim’ordine (si parla già di Faggiano o Foggia), in grado di fare affari nella giungla della serie C. No perditempo, nella fattispecie, se non si vuole incorrere in sciagurati imprevisti in corso d’opera. Così come sarà vietato perdere tempo – come lo si è perso la scorsa stagione, conclusasi con la matematica promozione già a Marzo 2023 – e mettere subito le mani in pasta andando a definire i rapporti contrattuali con gli attuali tesserati etnei, nella precisa idea di ciò che non si dovrà più ripetere, come esperienza di recente memoria.
Secondo noi, non tutti sono da estirpare. Saremmo felici di rivedere in maglia rossazzurra: Monaco, Castellini, Bouha, Quaini, Cicerelli, Welbeck e Cianci. Una buona base per comporre una rosa dalla lunga panchina che dovrà, necessariamente, vedere anche altri protagonisti di spessore, giovinezza e integrità come protagonisti della stagione ventura.
Il tutto coadiuvato dal sapere di un allenatore vincente per la categoria (si parla di Toscano o Filippo Inzaghi), in grado di farsi rispettare, creare un gruppo coeso e inculcare una mentalità vincente. Confidiamo, ovviamente, che mister Michele Zeoli possa rimanere in rossazzurro, magari in un ruolo, come il team manager, che potrebbe interpretare alla perfezione.
Sarà fondamentale definire la questione centro sportivo, ad oggi rimasta arenata in aria. Per il momento e per una ragione temporale, la soluzione rifacimento di Torre del Grifo ci sembra la strada più fruibile. La società, a più riprese, ha ribadito l’interesse a certe condizioni economiche, ma i tempi di riammodernamento non possono essere inferiori ai 7/8 mesi e tentennare significa perdere altre stagioni agonistiche. Bisogna decidere al più presto, in quanto il Cibalino non può rappresentare il “cuscino di salvataggio” nella maniera più totale.
Ma, al di sopra di tutto, senza dubbio alcuno, c’è una cosa dalla quale questa società, questo Catania, non potrà mai prescindere: la passione. Quasi 14.000 abbonati in una cornice di almeno 16.000 spettatori (in media) a partita, con punte di 20.000 (paganti) è un tesoro da non disperdere, o meglio: da non DETURPARE. Nei momenti di difficoltà, la tifoseria catanese ha fatto la differenza, trascinando i propri beniamini al risultato sperato.
Questo è il punto di partenza. Ecco da cosa ripartire. Noi ci saremo, sempre alla nostra postazione per soffrire e gioire insieme ai nostri cari.
In alto le Proboscidi, sempre e solo Forza Catania!
Pietro Santonocito