Pancarré? Pan brioche sfaldato…(e andato a male)
Qui, non ci prendiamo troppo sul serio se vogliamo parlare di pane, pasta (Di Cecco) e pancarrè sfaldati e ammuffiti. “Paragon non porta pena”, ma se ci dà il benestare colui il quale sussurrava alle galline (Antonio Bandèras), allora ci inoltriamo anche noi in questo satirico paragone. Baldanzosi (o balzanzosi per usare neologismi odierni), rallegratevi oh voi grandi figli di una proboscide all’insù! Esultate fratelli rossazzurri! Che le danze abbiano inizio!
C’era una volta un Pancarrè che non sapeva di essere proprio un pancarrè. Nato in quell’umile granaio, figlio di mamma Spiga e papà Spighetto giocava felice e beato coi suoi fratelli calabresi. Un bel giorno, per lui si aprirono le porte del “Nuovo Mondo”, tra le spighe che contano veramente. E fu così che il nostro caro Pancarrè conobbe le grandi metropoli! Milano, Roma, Firenze e Torino su tutte hanno cantato le sue lodi con voce acuita e beata…degna dei maggiori dei dell’Olimpo. Grandi uomini, grandi industrie e grandi palcoscenici godono di un calabrese calpestar del giovane gran-ello divenuto ormai un gran-duomo. La sua autostima cresce esponenzialmente, come l’isteria di tua moglie quando trova un “mi piace” di una “sconosciuta” su un tuo post facebook e tutto va…finché la barca va…come diceva la Orietta Berti. Diventa un vero e proprio pancarrè ed il dualismo interiore tra l’io gran-ello e l’io gran-duomo gli perfora mente e corpo. Allora decide di riscoprirsi, rivedersi, limare le sue prerogative di vita andando ad abbrustolire un po’ di più la sua crosta…ancora troppo flaccida e piena di grumi. Decide di iniziare un nuovo percorso che lo vedrà cimentarsi in un ruolo diverso: il Granellatore. Atto ad allenare i piccoli grani crescenti ad indirizzarsi ove è soave il vento che accarezza le loro ambizioni di diventare pane integrale, il cammino del nuovo “buccellato” si imbatte nell’esame Modena, dando sfoggio delle sue migliori qualità e venendo allontanato dai granai emiliani all’indomani dell’allontanamento di Dario Marcolin. Ma le sue doti di granellatore verranno apprezzate in quel di Castellammare, a partire dal 4 Giugno 2014, ricevendo un’ulteriore contrassegno di fiducia e stima il 13 marzo 2015, quando viene sostituito per dar spazio al suo vice Marco Savini. La sua consacrazione alle falde dell’Etna, in quella martoriata terra di grandi sapori, odori mistici, belle granelle e amletici controsensi dichiarati, ma, spesso, ignorati, avvenne in quel vicin-lontano 16 Luglio 2015. Sorride e si inebria di complimenti al racimolar vittorie nelle prime apparizioni della stagione di coltura, lasciando trasparire sorrisi da ogni parte del corpo e del capo (visto da prospettiva inversa). Ai gran-proverbi, tuttavia, si può soltanto obbedir a capo chino e senza smile, perché i granelli rossazzurri perdono fibre, carboidrati e sostanza ad ogni loro apparizione nei grandi campi arati. Per il nostro buccellato sorridente va sempre tutto bene, è sempre stata fatta la cosa giusta ed è mancato solo l’acuto vincente. I granelli diventano sempre meno consistenti e, di grano vero, se ne raccoglie poco e niente. Finché, un bel giorno, al “granaio” “Angelo Massimino di Catania” si consuma anche la sua…di fibra. Molto povera, in verità, pompata a conservanti e pesticidi dalla longeva pazienza dei cari “cucciddati sustanziusi” sugli spalti, la stessa che viene violentata con il nulla e niente a far l’amore con il silenzio contro un squadra di granelli casertani. Giù il capo e cucciddati indiavolati alle pareti del campo, ma lo smile a fine corsa non fa più ridere.
All’alba del nuovo giorno, per i cucciddati è tempo di voltare pagina, in questo momento privo di mozzarella e pomodoro fresco per “consare” la tavola. Per lui, bieco amante delle realtà paradimensionali, è arrivato il momento di mettersi quello smile addosso e affrontare la vera realtà: forse non sono stato un cucciddato, neanche un pancarrè…ma solo un pan brioche andato a male…
In alto le proboscidi! Venghino, signori, venghino!
Pietro Santonocito