Il silenzio, le polemiche, i tribunali…non è rimasto che questo “calcio”. Il teatro dell’orrore compie il suo ennesimo disastro, regalando uno spettacolo agghiacciante.
Siamo sicuri di parlare dello stesso sport?
Tornare indietro nel tempo è sempre una sfida. Chi ha il coraggio di poterlo fare sa a cosa va incontro; chi non lo ha…è più saggio dei primi.
Sia chiaro: non siamo andati mai troppo fieri del modello vigente in Italia per quanto concerne il calcio. Di illeciti, tribunali, sentenze, ripescaggi fraudolenti o non concessi ingiustamente ad altre società, ne abbiamo sentito parlare sempre.
Ma c’era…ancora…la Passione!
Si scendeva in piazza o nei cortili, indossando le magliettine dei giocatori preferiti e tirando quattro calci ad un pallone, sino a quando non faceva buio.
Si aspettava davanti ad una radio la telecronaca della partita (del Catania, per quanto mi riguarda, ma il discorso è fin troppo generico), con il sentimento di attesa, preoccupazione, ricerca spasmodica delle formazioni ufficiali che sarebbero scese in campo.
Si andava allo stadio, stesso settore, stesso posto, con l’amico di sempre e quello che non hai mai sopportato. Uniti. Il legame che ci univa, andava oltre la religione, il pensiero politico o il sesso: i colori rossazzurri saldavano i nostri cuori.
Ma che calcio era? Non lo ricordo nemmeno più.
Che ci siamo persi…allora?
La domanda sorge spontanea e penso proprio di poterla condividere con tutti voi che state leggendo questo articolo.
Abbiamo dimenticato il sapore della cotoletta nel panino, aperto “alla mordi e fuggi” perché non si faceva in tempo ad andare allo stadio. Un’ora di anticipo non bastava: le file allo stadio erano sempre interminabili.
Abbiamo dimenticato il piacere dello spettacolo sugli spalti: partecipavamo tutti alle coreografie, cantavamo tutti. Era uno stadio intero contro tifoseria e squadra avversaria.
Abbiamo dimenticato chi ha dato tutto per questa maglia: memorabili i salti di Gennaro Monaco o Gennaro Iezzo sotto la curva; onore e gloria a chi ha dato la sua vita per il Catania…Angelo Massimino. Altra gente, altro bagaglio culturale, altri Uomini.
Di certo, non postavano foto su Instagram, tutti felici e contenti, dopo una sconfitta o una cattiva prestazione; non si facevano vedere, nella loro privacy, mentre giocavano con la Playstation.
Chiaro: non c’era Instagram, allora. Non c’era nemmeno la stessa strafottenza professionale di oggi, questo è certo. Vigevano dei valori che, in campo, si tramutavano in gol, assist, salvataggi in extremis.
Più serietà, meno fallimenti
Oggi il Calcio è solo Business. Dietro un sistema atto a tenere per la gola le società di calcio, si arricchiscono solo i ricchi. La storia di questo Paese insegna, ma evitiamo di trascendere nella politica…
Le parole del Presidente del Matera Lamberti…
“Avevamo chiesto un rinvio alla Lega, ci è stato rifiutato.
Non mi sembra il caso di umiliare ulteriormente i nostri ragazzi mandandoli a Catania a prendere 5-6 gol.
In casa spendiamo oltre 5mila euro fra steward, ambulanze, affitto, biglietteria e vigili del fuoco. La trasferta a Catania mi costava 2800 euro. Mi converrebbe giocare sempre in fuori casa. C’è una risposta ufficiale della Lega di non rinviare la partita del Catania. Correttezza avrebbe voluto, da parte degli etnei, sapendo le nostre difficoltà, che avessero accettato la richiesta di rinvio. I tre punti direi che se li sono presi”
…lasciano davvero senza parole. Si tratta di una “Guerra fra poveri” che tutti sono disposti ad iniziare, nonostante non possiedano nemmeno un soldo bucato.
Ma il sentimento “pro-barabba” porta il popolo affamato (in questo caso società in fallimento come il Matera) a cercare il capro espiatorio, sempre e comunque.
A quanto pare, è stato il Catania a sbagliare, ad essere scorretto, a non capire, a tradire, ad impedire che si giocasse la partita di ieri. Bingo, presidente Lamberti! Lei ha vinto la Coppa Moralità di serie C girone C: se la può venire a prendere…ah…non ha i soldi per fare questo viaggio.
La Genesi della Fine
Ma è mai possibile che nessuno si accorga della grave condizione in cui verte questo Calcio? Davvero: quanti soldi prendete voi potenti per ogni centimetro di stadio non occupato da un tifoso?
Le domande sarebbero tantissime, ma rischieremmo di essere ridondanti. Il dato parla da sé: l’affluenza negli stadi italiani, rispetto agli altri stadi europei, è inferiore almeno del 30%.
Questo dato diventa ancor più preoccupante, se:
- Il livello del campionato maggiore è scadente: la Juventus è, ormai, la regina incontrastata del torneo, senza esserci una rivale che la possa impensierire più di tanto (forse, solo il Napoli).
- Non esiste un regolamento chiaro, dettagliato, inequivocabile e, soprattutto, non modificabile a gogò, dal primo che si alza la mattina e decide il numero dei partecipanti ad un campionato di prima, seconda, terza o quarta serie.
La vergogna di quest’estate, con il caos ripescaggi che ha fatto ridere il mondo intero, si traduce nello spettacolo indecoroso di ieri sera al Massimino: un 3-0 che non ha visto giocatori in campo o tifosi sugli spalti, disperarsi o gioire.
La gestione delle società che, materialmente, potevano permettersi l’iscrizione (ed il mantenimento) della propria squadra al rispettivo campionato è stato un fallimento. A chi ha giovato questo pasticcio? Siamo curiosi di saperlo.
Le “chewing gum” come contentino
Qualcuno ci dirà che, grazie a questi tre punti, siamo riusciti a risucchiare terreno a Juve Stabia, Trapani e Catanzaro e non potremmo mai dargli torto.
Tutto sommato, questo “scontro silente” ha giovato alla formazione rossazzurra, che ritorna al terzo posto in graduatoria, scavalcando i calabri giallorossi. Una “secchiata” di fortuna in testa che dovrà essere giustificata con prestazioni tutt’altro che analoghe a quella di Siracusa.
Il dubbio, tuttavia, giace beato nel fondo nel nostro cuore:” Che cosa vuol fare da grande questo Calcio?”. La risposta la lasciamo a chi gioca a calcio con i verdoni.
Pietro Santonocito